Giovanni Davide Piras, autore di Petali di Piombo si racconta

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Oggi su Sciradì intervistiamo un giovane scrittore sardo, lui è di Terralba e ci racconterà un po’ com’è nata questa passione per la scrittura, partendo dalle vignette di cui era appassionato da piccolo fino ad arrivare al suo primo romanzo edito, stiamo parlando di Giovanni Davide Piras.

Ciao Davide, innanzitutto, presentati ai lettori di Sciradì: chi è Davide Piras?
Ciao Federico e salve a tutti i lettori di Sciradì, sono felice di questa intervista. Nella vita di tutti i giorni sono un lavoratore impegnato nel campo dell’edilizia; a tempo perso, con molte difficoltà logistiche, studio Lettere all’Università di Cagliari. Sono sposato e padre di una bellissima bambina di 4 anni. Amo moltissimo la letteratura, il cinema e lo sport. Appena posso, sto con i vecchi amici a ridere e scherzare. Insomma, credo di essere una persona semplice, come tanti. Ah, dimenticavo, in libreria cercatemi come Giovanni Davide Piras, perché così risulto all’anagrafe. Gli amici mi chiamano Davide, quindi fatelo pure voi, ma in arte uso la mia denominazione per esteso: d’altronde si sa che in letteratura possedere un nome lungo come la lista della spesa fa più intellettuali. (L’autore ride)

Chi sei invece quando hai la penna in mano?
Scrivere è una parte fondamentale della mia esistenza: ci dedico parecchie ore ogni giorno. Elaborare storie e trasportarle sulla carta mi libera l’anima; quando ho la penna in mano, come dici tu, mi scordo di tutto il resto. Durante la fase creativa mia moglie mi dice che divento catatonico, tutti mi parlano ma io non sento nessuno, completamente assorto nei miei pensieri.  Vengo assorbito dalle vicende dei miei personaggi: penso, vedo e sento come loro. Al termine di un romanzo, nella mia mente quei personaggi fino ad allora intangibili diventano reali, e camminando nei luoghi che ho raccontato, spesso mi aspetto da un momento all’altro di vederli sbucare alle spalle di una casa o dietro un tronco d’albero e poterci parlare.

Com’è nata questa passione per la scrittura?
Credo d’esserci nato con questa passione. Ascoltare le storie dei nonni mi affascinava e potevo rimanere pomeriggi interi immobile nella mia sedia ad ascoltare e immaginare. Ho cominciato ad abbozzare vignette che non avevo ancora 7 anni, tentando d’imitare i fumetti di Braccio di Ferro di cui ero già gran lettore, nella calza della befana preferivo infatti i fumetti ai dolci. I miei compagni di classe rabbrividivano all’idea di fare un tema, io al contrario riempivo un quadernone ed era la maestra a dovermi stoppare. Rientravo a casa e continuavo anche se poi nessuno avrebbe letto il seguito. Poi a 9 anni mi fecero leggere “Padre padrone” di Gavino Ledda e qualcosa cambiò dentro di me: mi resi conto di quanto un uomo potesse desiderare la conoscenza della lettura per poi scrivere a sua volta. Credo sia stata quella situazione causale a mitizzare  la scrittura nel mio subconscio. Da lì in poi ho capito che una bella storia, ben scritta, non può cambiare sicuramente il mondo ma può regalare un paio d’ore d’emozione a chi la legge. A me non sembra poco, anzi, c’è tanto bisogno d’emozioni oggi. Ed è per questo che scrivo storie.

Il tuo primo romanzo edito si intitola “Petali di Piombo”, raccontaci un po’ di cosa si tratta.
Petali di piombo è una storia che racconta le vicende dei minatori del villaggio minerario di Montevecchio, tra Guspini e Arbus, a cavallo della Seconda guerra mondiale. Ho cercato di ricostruire minuziosamente il periodo storico, particolarmente importante per la Sardegna, e vi ho incastrato un intreccio che facesse risaltare la sofferenza vissuta dalla gente di quell’epoca. La trama è molto avvincente e i personaggi sono studiati in base agli usi e costumi di allora. Si tratta di un romanzo corale ma tutto ruota attorno alla morte accidentale del piccolo Giuseppino Masala: evento che scuoterà il villaggio e farà incrociare il Maresciallo Troise ed Emilio, padre del bambino morto annegato in una polla. Ma anche Ginevra, la figlia del maresciallo malata d’epilessia, avrà un ruolo importante nella vicenda, a causa dei suoi sentimenti ambigui per Daniele Minghetti – il bello e ricco figlio del padrone delle miniere – e Lucio Figus – un fuochista gigante e sordomuto dalle sembianze grottesche. Tutto si risolverà con un colpo di scena.

Come trovi l’ispirazione per i tuoi libri?
Mi sono convinto che non sia l’autore a cercare le storie ma siano esse a mostrarsi all’autore. Ed è così che inaspettatamente arriva un particolare che colpisce; e può essere una notizia, un luogo, una storia, una leggenda o anche una faccia, una chiacchierata tra due sconosciuti. Non c’è una regola, ti accorgi e basta se c’è qualcosa di fruttuoso nel mondo che ti circonda. Non sempre purtroppo questo input iniziale si concretizza nella stesura di un romanzo; capita infatti dopo qualche pagina, o anche dopo 50, di rendersi conto che quella storia non era poi così importante e si poteva evitare di scriverla. Perciò sarebbe bene non scrivere di getto, poiché talvolta sono falsi segnali quelli che arrivano, portati dall’eccitazione per quella che si crede una nuova avventura in procinto di partire. Bisogna studiare puntigliosamente trama, ambientazione, personaggi e poi far decantare per qualche giorno. Se anche dopo questa fase di deposito permane la stessa elettricità per quella storia, allora significa che forse è buona e vale la pena di scriverla. Sono chiacchiere di chi non conosce l’approccio alla scrittura quelle che descrivono lo status dello scrittore come un delirio mistico in cui senza alcuna fatica si scrive in una settimana tutta la storia. Scrivere è soprattutto talento, ma poi occorrono tecnica, stile, studio, completezza e applicazione. Fatica! Poi c’è l’ispirazione.

Ti capita di visitare dei luoghi della Sardegna per decidere dove poter ambientare un libro?
Assolutamente sì. In Sardegna abbiamo una storia meravigliosa e dei paesaggi che ci invidiano in tutto il mondo; la nostra tradizione e ricca di superstizione, riti e mistero: credo ci siano poche altre terre così adatte a fare da sfondo a un romanzo. Inoltre sono convinto che per narrare in maniera credibile agli occhi dei lettori occorra conoscere con dovizia di particolari le genti, i luoghi, le tradizioni e gli usi del popolo che rappresenterà il succo del romanzo stesso. Non essendo stato un grande viaggiatore nella mia vita, non mi arrischio a raccontare storie lontane di cui non ho contezza, con il rischio di subissarle di banalità e stereotipi che potrebbero perfino offendere chi vive davvero in quei posti, e posso assicurare di aver letto libri ambientati in Sardegna che facevano pena, ovviamente scritti da chi non ci conosce e quindi ci vede come pastori, caprai, rozzi, montanari, ignoranti, sequestratori e nient’altro. Io non commetterò mai questo errore, le storie lontane le lascio a chi le conosce, io mi tengo quelle vicine che trovo davanti alla porta di casa, che poi esse avvengano in questo tempo o in epoche passate è relativo. Vedere alcune persone piangere durante le letture nelle mie presentazioni è stata un’emozione irripetibile che mi ha convinto d’aver fatto la scelta più giusta. Se poi avrò modo di viaggiare e conoscere in profondità altri popoli ne riparleremo.

Hai qualche altro romanzo in cantiere?
Dopo “Petali di piombo” ho concluso altri due romanzi. Il primo narra la storia di due bambini divenuti fratelli: Giulio, affetto dalla sindrome di down, e Saverio, rimasto orfano dopo i bombardamenti che nel ’43 distrussero l’80% di Cagliari. Il mio agente è a caccia di un editore per quest’opera. Il secondo invece è ispirato alla storia vera che, sempre nel ’43, portò 17 avieri sardi nelle campagne della Tuscia a guerreggiare contro i tedeschi. Il finale è quello tragico che tutti conoscono. Per l’uscita di quest’opera ho ricevuto una proposta di contributo dalla Regione Lazio in seguito all’interesse del comune di Sutri, nel Viterbese. Per ora ho declinato la proposta, mi piacerebbe avere un seguito con l’editore che pubblicherà il prossimo romanzo.

Generalmente chi scrive afferma di non riuscire a rileggersi, o addirittura di avere vergogna, a te capita?
Vergogna mai! La vita è fatta di fasi e ciò che scrivi in una di quelle fasi potrebbe apparirti fuori luogo o sbagliato in un periodo successivo. Questo però non deve spaventare: è solo la naturale presa di coscienza della crescita di una persona, la quale spesso si accorge solo degli acciacchi fisici senza di contro notare la differente ottica con cui si guardano le cose. Rileggersi aiuta a capire questo percorso, e si sorride pensando a come si era ingenui vedendo la vita, insomma si è felici rivedendosi giovani. Credo che molti non si rileggano per il semplice fatto che prima di vedere la stampa un libro subisce dei lavori redazionali estenuanti che vedono l’autore coinvolto. Si lavora migliaia di volte sul testo e alla fine si conosce quasi a memoria un tomo di 300 pagine. Capirete quindi che una volta uscito in libreria, talvolta si preferisce lasciarlo leggere agli altri. (L’autore ride di nuovo)

Visto che la tecnologia ormai incombe sempre di più nelle nostre vite, ti faccio una domanda d’attualità: sei un tipo da e-book o preferisci il tradizionale cartaceo? Perché?
Cartaceo senza ombra di dubbio! Sono un feticista dell’oggetto libro, ne ho la casa felicemente infestata. Mi piace sentire il profumo delle pagine, toccarle, carezzarle, sentire lo spessore della copertina e udire il frusciare dei fogli. Alcuni oggetti rimangono immutati dall’origine dei tempi, e per il libro è stato così fino a pochi anni fa. L’e-book ha certamente dei vantaggi: in un kindle che sta in tasca puoi portarti appresso tutti i libri che vuoi e puoi scaricare un romanzo seduto sul divano di casa senza prendere pioggia andando in libreria. Eppure si perde il contatto diretto con il libraio, che se è bravo aiuta il percorso di un lettore. Personalmente non ho mai letto un e-book: li sento freddi, senz’anima, vuoti. Dicono che l’importante non è il contenitore ma il contenuto: può essere vero ma così la vita scadrebbe nell’ennesimo accesso di cinismo glaciale destinato a sopprimere anche l’ultimo reflusso di poesia che ci dava un libro. E c’è anche da rimarcare la problematica dei diritti d’autore. Con l’avvento della digitalizzazione è arrivata la pirateria online, e ciò che in passato è avvenuto con la musica(oggi chi compra musica anziché scaricarla da truffaldino viene considerato un idiota) sta accadendo con i libri, che si possono scaricare gratis dai vari siti pirata. Una pratica che annienterà l’editoria, perché se i cantanti, pur non vendendo dischi, possono rifarsi con i concerti e i diritti radio, gli scrittori e gli editori se non vendono libri sono destinati a morire.

Cosa consiglieresti a chi come te ha la passione per la scrittura, ma non sa da dove cominciare?
La prima cosa che consiglio è di leggere tanto e studiare gli stili dei vari autori. Non fossilizzarsi su un genere ma variegare i classici alla narrativa moderna. Scrivere con approssimazione non porta a nulla e quindi sarebbe bene procedere per gradi, cominciando con racconti brevi prima di catapultarsi nei romanzi che, con tutto il rispetto per i racconti, per via dell’estensione presentano più ampie possibilità di cadere in errore. In secondo luogo non sarebbe male un corso di scrittura creativa che chiarisca i punti fondamentali per la corretta creazione di un romanzo. Se si vuole arrivare ad alti livelli è fondamentale fare dell’esercizio quotidiano il proprio mantra: Grazia Deledda ha scritto almeno una pagina ogni giorno della sua vita. Per ultimo, inviterei alla pazienza e alla tenacia. Pubblicare oggi è difficilissimo e questo porta a cocenti bocciature e delusioni. Se si prendono questi esami con filosofia e si lavora col buono che abbiamo, migliorandolo, si può arrivare. Se non si ha l’umiltà di accettare il giudizio negativo degli esperti, allora meglio appendere la penna al chiodo.

I nostri lettori dove possono trovare te ed il tuo libro?
Chi vuole scambiare qualche opinione con me può trovarmi qui:
Sulla mia pagina personale facebook:  Giovanni Davide Piras
Sulla mia pagina autore facebook: Giovanni Davide Piras – Autore Petali di Piombo
Sulla mia pagina Lìberos, la comunità dei lettori sardi: Giovanni Davide Piras – Lìberos

Il mio libro si può trovare gratuitamente in molte biblioteche, si può acquistare o ordinare nelle librerie e in tutti i principali store online, compreso il sito della 0111 edizioni, nella sezione acquisti. A seguire i principali link per gli acquisti:

Feltrinelli Store

Mondadori Store

 

Ringrazio Giovanni Davide Piras per questa intervista a Sciradì

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