Questo campus “non s’ha da fare”

13 anni è stato fin’ora, il tempo di gestazione per il progetto, si spera definitivo, del nuovo campus universitario.

35000 studenti in totale (19000 fuori sede) sperano un giorno di poterlo vedere attivo, di poter usufruire dei suoi servizi, e per 500 di loro, di viverci. La cifra è esigua, come la speranza di concludere la realizzazione entro il 2013.

Il tutto, dati alla mano, è riconducibile a una semplice considerazione, Cagliari non contempla la figura del fuori sede universitario. Abbonamenti non validi d’estate (Per dare esami bisogna raggiungerla l’Università), assenza, totale, di collegamenti, urbani e diretti, fra i vari quartieri e le numerose ( disperse, dispendiose, dispersive) facoltà.

La Triade sarda Comune, Provincia, Regione, manca di coesione per i trasporti sulla vasta area (i fuorisede devono anche rientrare nei loro paesi), ma è ricca di intrecci, che, “since 1999”, illude la popolazione universitaria, con idee, discorsi, progetti, destinati tutti a crollare nelle aule consiliari dei diversi enti pubblici.

Francesco Luigi Sotgiu, all’epoca dei fatti, commissario dell’Ersu, lanciò un bando pubblico per il reperimento di un’area da destinare ai fuorisede. Il messaggio fu ricevuto dalla società Edilia, proprietaria dell’ex semoleria di viale la Playa, che propose come lotto di costruzione, ricevendo, addirittura, l’approvazione in un accordo di programma del consiglio comunale.

Nel complesso ci si perde in sale riunioni, uffici e anditi, finchè Christian Solinas, direttore/commisario, ( e siamo già al 2004), blocca gli accordi con Edilia, e firma uno strategico ( aggiungerei proficuo, per il conto in banca di qualche impresario/politico/dipendente statale locale) contratto per una casa dello studente in via Is Maglias, zona colle Tuvixeddu.

20 Milioni, per 330 posti letto, sono troppi da sborsare, soprattutto per un istituzione come l’Ersu, ormai “shakerata” da elezioni a breve termine e mandati ballerini.

Il contenzioso aperto un’anno prima con Edilia viene saldato, due anni dopo, con l’acquisizione della zona di viale la Playa, e da quà inizia il romanzo.

Capitolo primo, protagonista Ing. De Martino, mostra 900 posti letto, per un dormitorio, senza nessun servizio aggiuntivo, bocciato.
Parte seconda, si volta pagina, arriva l’architetto Paulo Medes de Rocha, premio Pritzker 2006 ( l’equivalente di un Nobel), integrando il precedente progetto con auditorium, mensa, biblioteche e un efficiente servizio di dialogo con le funzioni urbane, il tutto mantenendo una zona centrale e integrandosi con il territorio. Niente male insomma.

Era troppo bello, fantastico, praticamente impalpabile, come una bolla di sapone, che scoppia nell’ Aprile 2008 con la non retifica dell’accordo di maggioranza stipulato l’anno prima, delegittimando tutto il percorso.

Sempre sul punto di concludere, si rischia di perdere i fondi, ma voci di corridoio affermano che “non s’ ha da fare”. Il don Abbondio della situazione spiega come l’inghippo sta nella assenza di parcheggi.

Si sà, ogni studente fuori sede possiede una macchina per andare a lezione ,e esige ovviamente uno spazio pari a un veicolo e mezzo.senza dimenticare che la consulenza con  Azzeccagarbugli non porterà mai a far notare che esistono deroghe per tali problemi sui progetti di pubblica utilità.

Arriamo alla conclusione con studenti vampirizzati da affitti in nero (una cura palliativa il contributo fitto casa istituito da Soru),e un bando ancora al primo stralcio, quindi su carta, mentre di mattone se ne vede ben poco, e che dir vogliano gli ottimisti, qua per ora, non si vede felice conclusione a questo romanzo.

a cura di Alessio Deiana (@aastrikereport)

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