Continua il nostro percorso verso le possibilità e le capacità umane di rinculare le botte della vita e reintegrarsi nei vari sistemi che hanno sparato.
Speravo che leggendo questo testo poteste sentire quel desiderio di sfogo simile a un pianto soffocato dal mondo esterno più che dalla vostra indole e dal vostro istinto.
diamine.quanto.piangerei.potessi.
ti sei chiesta anche solo una volta quanto si senta solo un orso polare che siede con una discreta difficoltà e nostalgia dell’alba dei tempi sul bordo di un pezzo di ghiaccio affacciato su uno specchio d’acqua? almeno noi abbiamo alti e bassi e il cielo non ha il colore dell’acqua, sia quando abbiamo qualche problema che quando tira più vento del solito. e non abbiamo così freddo e necessità di sopravvivere. ma d’altro canto a sostenere la tua tesi di dolore insostenibile c’è che puoi distinguere i metri dai chilometri e non riesci a vedere niente dietro un muro di pietra. e sai cosa è la letteratura, il sostegno dei tuoi simili e di chi ti è totalmente diverso e per questo attratto. di chi ti vuole bene ma anche di chi non ti vuole morta, e che spesso prima di lottare contro di te per l’ultima parte della preda si mette il problema di fare brutta figura di fronte agli altri perché non ha il tovagliolo o perché è sporco più della mia coscienza. mica come il bianco dell’artico che ancora non sa di vecchio, interrotto, a volte, dal frac dei pinguini, ma solo quando si ricordano quale sia l’unico emisfero in cui vivono. spesso mi sono chiesto se si vestano in quel modo per ragioni di sopravvivenza o solo per distinguersi dagli altri meridionali. purtroppo però questa non è la natura e non è la natura delle cose che ci circondano, o meglio che circondano te dato che il più delle volte sembra tu sia peggio dei pinguini, attraente perché diversa dagli altri uccelli che riescono a volare, ma con dei vuoti di memoria che a differenza loro prima o poi dovrai rendicontare.
