SI SELFIE CHI PUO’

I cattivi esempi ci saranno sempre, si dice. E così, in una società moderna che mette al primo posto della hit parade dei valori cui fare riferimento nella vita l’apparire, ecco che di cattivi esempi ne fioccano ogni giorno. Si tratta delle mode del momento, con relative “sottomode”. Prendiamo i selfie, per esempio. Una tendenza innocua, non pretenziosa, se vogliamo carina, per alcuni ideologicamente erronea, ma di sicuro non minatoria del buon costume comune. L’austoscatto del proprio faccione è ormai affare globale, lo fanno tutti. Dall’attore hollywoodiano sul set del suo ultimo film, allo studente con i compagni durante la ricreazione, fino all’operaio quarantenne che stacca dalla fabbrica e si va a mangiare un boccone nella più vicina piadineria di città. Tutti si sentono in dovere di fare un selfie. Tutti, in un qualche modo, si sentono in dovere di comunicarci qualcosa tramite quei primi piani spesso tristi e ombrosi. E spesso, il messaggio che passa è: “Hey, guarda! Io sono qua e sto facendo questa cosa, mentre tu che mi stai guardando in questo momento (si, proprio tu) sei uno sfigatello”. E va bene, passi pure tal messaggio. Alcuni confondono ancora la sana autostima con l’ingiustificata autocelebrazione del proprio ego.

Il problema sorge quando a finire sotto l’obiettivo della nostra fotocamera non è più il nostro faccione. E allora si, che il buon costume alza la paletta dalla parte dello stop. Si chiama ‘SexSelfie’ la nuova moda che impazza tra i giovani e i diversamente tali, e consiste nel fotografarsi insieme al proprio partner (fisso o occasionale, che importa?) intenti ad approcciarsi sessualmente. Si, proprio così. E tanti cari saluti alla sfera privata della nostra vita. Come a dire (ancora): “Questa è la prova provata che io ho una vita sessuale appagante. Voi sapete fare di meglio?” Si, perché è diventata una gara. Una gara a chi ce l’ha più grosso, per restare in tema.

Poi c’è il ‘Sideboob’ (letteralmente “seno di lato”). Ti fai una foto al seno, magari leggermente scoperto, magari con una canotta che lascia leggermente intravedere i capezzoli, magari in una posa leggermente provocante, e poi dici che lo fa anche Rihanna. Tac. Migliaia di commenti di apprezzamenti sulla tua pagina personale. Perché noi siamo così. Ci piace il vouyerismo facile. Quello fatto in casa. Siamo la generazione del ‘ci vediamo su Skype e ci sentiamo su WhatsApp’.
Per non parlare del ‘Sellotape Selfie’. Si narra che alcuni intellettuali del Wisconsin, in una pausa tra una nozione di meccanica quantistica e una ricerca sulla possibile applicazione del bosone di Higgs nella tecnologia, si siano ricoperti il viso di nastro adesivo e successivamente scattati una foto. Risultato? Una moda virale. In poco tempo il ‘Sellotape’ conquista milioni di persone che non aspettavano altro che uscisse una nuova moda, per poterla seguire. Non importa se ti devi ricoprire il viso di scotch, non importa se ti devi immortalare il seno, non importa neanche che tu sia nel letto, semi-coperto dalle lenzuola, con il tuo compagno. Non importa.
Tutto fa brodo. Quello che importa è seguire la moda. Essere schiavo consenziente della tendenza. Fare quello che fanno tutti, per raggiungere un edonismo quasi orgasmico: il consenso.
Ora, che le mode ci investano più o meno tutti, a volte anche inconsciamente, è un dato di fatto. Perfino chi vi scrive non è esente da qualche innocente selfie. L’importante è trovare l’equilibrio, porsi dei limiti per non cadere nelle sabbie mobili del trash. E rispettarli con piacere. Fate pure i selfie, ma non abusatene. Mettete pure il vostro viso in primo piano, ma comunicate qualcosa. Qualcosa di positivo. Fate in modo di cambiare la tendenza. Fate in modo che i valori positivi, le belle cose della vita, l’onestà (per riprendere uno slogan di grilliana memoria) diventino la moda da seguire. Perché alla fine della giostra, la moda siamo noi. Quello che diciamo, quello che facciamo, addirittura quello che pensiamo. Ed oggi è così facile creare la moda.
Anche quella fatta di buoni esempi.

Riccardo Soro

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