Riots, quando il gioco si fa duro i rocker cominciano a suonare

 

Direttamente dall’Hazon Garzanti dell’inglese-italiano:

Riot [‘raiᵊt], s. 1. Rivolta, tumulto – to riot, v.t.i. 1. tumultare, far chiasso – nella variante rioter [‘raiᵊtᵊ] s. 1. rivoltoso.

Non ci sarebbe altro da aggiungere; potrebbe essere il miglior pay-off della storia e non ci vorrebbe nemmeno uno sforzo disumano per trovarlo. Se non fosse che dietro ogni complesso musicale c’è molto più che una semplice traduzione del proprio nome.

E allora eccoli, i Riots, una band musicale composta da 5 ragazzi (4 ragazzi e una ragazza), tutti di Cagliari e tutti fortemente spinti da una passione, quella per il rock, che coltivano fin da bambini e che portano avanti con influenze diverse. Dal classic rock al pop punk, passando per il metal e sfiorando il funky: insomma, i Riots non si fanno mancare niente.

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Ma facciamo un passo indietro: quando nascono i Riots?

In realtà i Riots nascono con un brano – come ci tiene a sottolineare la voce e chitarra ritmica del gruppo, Laura Sau – e da tante serate tra amici passate a reinterpretare le cover delle band preferite. Nel giugno del 2013 Laura conosce Francesco Figus, già membro dei The Seven Deadly Sins (la nostra intervista a loro qui) e insieme ad Andrea Spiga (voce del gruppo, ndr) cominciano a lavorare su un pezzo inedito, ‘Learn To Rise’, una vera e propria ballad rock. Il primo live è del 12 ottobre 2013, al Rocktoberfest della Marina Piccola. Per l’occasione si aggiungono al gruppo Davide Flore e Jacopo Pisano, rispettivamente bassista e batterista dei The Seven Deadly Sins, e si sceglie il nome Project XX, poiché si pensa che non sia un progetto desinato a durare. Niente di più sbagliato. Il live riscuote un grosso successo tanto che Davide decide di sposare il progetto, unendosi a Laura, Andrea e Francesco e influenzando di fatto, grazie alla sua cultura musicale, l’impronta stilistica futura della band.

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Il nome viene scelto a dicembre del 2013, su iniziativa di Laura, per il suo significato: indica infatti un atteggiamento di ribellione e di rivoluzione, comune ai giovani di oggi, troppo avulsi dal mondo che li circonda, ma capaci di cambiare qualcosa attraverso testi, musica e idee.

Nel giugno 2014 il complesso ufficializza la formazione definitiva, che dopo un susseguirsi di nomi alla batteria (Jacopo Pisano, Matteo Sessini e Nicola Natali) opta per Roberto Pirlo, grande amico di Davide.

Il 2014 si rivela pregno di eventi per la neonata band: a febbraio suonano presso il teatro di Elmas per una festa di un’associazione musicale, a maggio si esibiscono per la festa finale del liceo classico ‘Dettori’ e sempre a maggio per la Festa dell’Arte al Parco di Monteclaro. Ad ottobre presenziano al giardino della facoltà di economia per la festa delle matricole (alla quale si esibiscono come headliners) mentre l’ultima apparizione risale al 25 ottobre all’ospedale ‘Brotzu’ di Cagliari per un evento musicale a favore dell’AVO.

Per non farci mancare nulla, abbiamo fatto qualche domanda a Laura, co-fondatrice, voce e chitarra ritmica dei Riots.

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Ciao Laura, bentrovata su Sciradì. Rompiamo subito il ghiaccio: sei la co-fondatrice, voce e chitarra ritmica dei Riots. Com’è nato il progetto Riots?

“Hey, ciao! Beh, il gruppo originale nasce con il nome di Project XX, proprio perché non eravamo ancora certi di quello che stavamo creando. Ed è importante dire che nasce con ‘Learn To Rise’, una canzone composta da me, Francesco e Andrea, ancor prima di decidere di essere un gruppo. Diciamo che il progetto definitivo è nato all’inizio del 2014, nonostante suonassimo insieme già da settembre. Inizialmente doveva essere solo un gruppo per divertirci ogni tanto e sperimentare qualcosa di nuovo; poi pian piano ci siamo trovati bene insieme e abbiamo legato tanto da decidere di avviare un progetto serio, con impegno costante, e cercando di comporre qualcosa di nostro, mischiando le influenze dei vari membri.”

La vostra impronta stilistica è quella del rock, un genere che non tramonta mai. Ci sono dei gruppi/cantanti ai quali vi siete ispirati più di altri?

“Questa è una domanda difficile, perché ognuno di noi cinque ti darebbe una risposta diversa! Io e Andrea, ad esempio, prediligiamo il pop punk e l’alternative rock/metal, ispirandoci a band come Green Day, Simple Plan, Linkin Park, Paramore, Limp Bizkit. Francesco Figus (chitarra solista) adora il rock in tutte le sue forme, ma predilige miti sacri come Led Zeppelin, Pink Floyd e Ozzy Osbourne, senza tralasciare chitarristi come Jimi Hendrix e Randy Rhoads. Davide Flore (basso) e Roberto Pirlo (batteria) invece si ispirano più al progressive rock e, in generale, al metal, in tutti i suoi sottogeneri. Roberto prende molto spunto dai Porcupine Tree, e in particolare dal loro batterista, Gavin Harrison. Davide invece ha tra i principali punti di riferimento i Tool (Prog Rock). Ha inoltre molte influenze dal funky (da Trevor Dunn, bassista dei Mr Bungle), dal jazz (da Jaco Pastorius) e dal metal più duro (da Steve di Giorgio).”

Il panorama musicale, soprattutto rock e soprattutto sardo, è attualmente abbastanza scarno. Perché, secondo te, questa parabola discendente? E’ così difficile fare musica in Sardegna, e nello specifico rock?

“Per parlare di quest’argomento non basterebbe una giornata intera. Il rock è in discesa ormai da tanti anni, poiché ciò che è rimasto è solo la commercializzazione della musica come arte; ormai vendi solo se piaci alla massa perché proponi qualcosa di non troppo impegnativo, veloce e che imita quello che c’è già. E se proponi qualcosa di diverso e inizialmente ti salvi dal concetto vago di “musica commerciale”, puoi star certo che il pubblico e la produzione ti obbligheranno a cambiare, per vendere di piú. Funziona così la discografia mondiale: gli artisti decidono poco e nulla, ma se ci stanno, guadagnano. In Sardegna è alquanto difficile, soprattutto fuori da Cagliari. Basti pensare che non è stato possibile, per ragioni di permessi, nemmeno organizzare il Music Village, evento che si svolge in giro per l’Italia durante l’anno per scoprire nuovi talenti grazie alla disponibilità di discografici, produttori e radiofonici. Anche in città ci son pochi locali per esibirsi, soprattutto se si fa un genere come il nostro; e son anche pochi i proprietari che ti vengono incontro. È un periodo di crisi per tutti, come lo è per il rock e per la musica in generale.”

Cosa c’è nel futuro prossimo per i Riots?

“Sicuramente ancora tanto lavoro e tanti live per migliorare, aumentare il nostro seguito e soprattutto divertirci! Stiamo lavorando a diversi pezzi nostri, e quando saranno pronti registreremo il tutto. Abbiamo davvero tante idee in cantiere, si tratta solo di trovare un po’ di tempo e lavorarci su per completarle. Magari pubblicheremo anche un primo EP, sarebbe un bel traguardo iniziale, ma ancora non sappiamo quando. Cercheremo comunque di portare avanti questo sogno e di crederci, sempre con i piedi per terra ma senza arrenderci finché saremo convinti di ciò che stiamo facendo! #LETSGORIOTS (il nostro #hashtag).”

Questo il link alla pagina Facebook ufficiale del gruppo, dove potete trovare informazioni, news e tanti contenuti multimediali.

https://m.facebook.com/RiotsRockBand

Ringraziamo Laura e i Riots e auguriamo loro un futuro ricco di soddisfazioni. Let’s Rock! #LETSGORIOTS

 

Riccardo Soro

® RIPRODUZIONE RISERVATA

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