Fabrizio, un sogno realizzato di nome Emirates

Fabrizio Altamura o, come molti lo conoscono,  “Graziello Stesso” divertente nickname che lo ha caratterizzato dai tempi del liceo e della disco. Ventiquattro anni, una vita tra passioni, lavori saltuari e viaggi per conquistare il mondo e la sua libertà. E ora a Dubai in una delle compagnìe aeree più importanti del mondo.

– Ciao, Fabrizio, come ti racconti in 20 secondi?

Prima di tutto mi presento come un figlio, un fratello e un amico. Mi piace pensare di essere un tipo a cui piace darsi da fare. Una persona umile a cui piace sognare, uno sportivo, un viaggiatore curioso, un osservatore con tanta voglia di imparare e di scoprire.

– Allora, partiamo dal passato, scuole superiori, cosa facevi, quali erano le tue passioni?

La passione ai tempi era quella di disegnare e utilizzare il pc per modificare immagini. Ho scelto di studiare All’Azuni, dove ho intrapreso il settore della grafica pubblicitaria. Ho studiato un indirizzo che mi ha affascinato da subito. Il motto di quel corso era: il mio mestiere è un piacere. Era proprio quel potere della pubblicità che mi incuriosiva. Oltre alla vita da studente ho sempre fatto molto sport: su tutto arti marziali e calcio. Ho avuto la fortuna di viaggiare abbastanza seguendo la scia del fratellone che sia per lavoro che per piacere non rimane tanto in casa. Un’altra passione è quella per la musica e in particolare per le percussioni che mi hanno sempre fatto affascinato.

– Quando hai iniziato con la grafica e perchè?

La mia abilità limitata nel disegno, la voglia di sviluppare idee e la “salvezza” grazie a un software di riuscire a concretizzarle. Ho iniziato con dei fotomontaggi da mostrare agli amici di mio fratello durante le loro visite pomeridiane. Se le ricordano ancora per le risate! Con la pratica e la curiosità ho studiato i programmi e mi sono specializzato un po nell’elaborazione di immagini, nella creazione saltuaria di flyer per le discoteche e biglietti da visita per qualche amico con la propria attività e in seguito anche sulle stampe su maglie. Passatempo-hobby-lavoretto.

– Che altro hai fatto ?

Ho lavoricchiato per uno studio grafico per qualche tempo durante la fine dell’ultimo anno di scuola . A ottobre dello stesso anno sono andato a Londra con una mezza idea di restare più di 2 settimane (quelle dichiarate) per poi rimanere 8 mesi e imparare un po la lingua inglese. Era una piccola idea maturata durante i viaggi che ho fatto quegli anni. Capii subito che se volevo viaggiare e godermi al 100% le mie fughe dalla quotidianità avrei dovuto porre rimedio alle barriere comunicative. È stata un esperienza importante che mi porterò sempre con me. La mia prima indipendenza, quella che non scorderò mai. Dopo esser tornato in Sardegna per vari motivi ho provato a trovare una mia dimensione a Cagliari. Ho lavorato una stagione estiva come cameriere e poi di seguito come agente immobiliare. Ho fatto un anno e un mese sino a che ho preferito ripartire in Inghilterra, ancora una volta, dove ho trovato lavoro come assistente amministrativo in una azienda che si occupa di automazione industriale nella zona di Birmingham (per gli amici Londra) sino a che un’azienda concorrente un giorno ci ha acquisito e di seguito escluso dai piani di sviluppo. Il mio ufficio, nonostante i buoni risultati e ottimi profitti è stato nel giro di una mattinata chiuso, causando così il licenziamento di noi tutti. È stato inaspettato. Mentalmente e praticamente son passato da un lavoro dove vedevo una potenziale carriera e crescita professionale, oltre che a un posto di lavoro sicuro (cosa a cui ho poi smesso di credere) che mi sono conquistato e guadagnato in sei mesi, all’andare a cercarmi nuovamente lavoro in un periodo non troppo generoso. Fortunatamente Dopo qualche settimana ho trovato un altro lavoro con non pochi sbattimenti e colloqui di lavoro in giro per l’Inghilterra innevata. Ho lavorato in uno showroom di mobili come addetto alle vendite. Piccola azienda composta da me e il mio boss. Cambio di città e cambio di lavoro ma questa volta le prospettive e la serietà non sono state all’altezza delle mie aspettative. A quel punto ho seriamente pensato di non limitarmi a pensare solo all’Inghilterra per un nuovo lavoro. Quindi, nuovo giro e nuova corsa per gli Emirati Arabi dove mi son trasferito, nuovamente, lo scorso maggio, per lavorare come assistente di volo con la compagnia aerea Emirates.

– Com’è per un giovane lavorare in Sardegna?

Cadiamo nel generico però voglio dire questo: è una situazione difficile se non drammatica per noi giovani. Molti di noi hanno abbandonato da tempo i propri sogni e le proprie passioni perché ci sono relativamente poche possibilità da spartire per tutte le persone che hanno una comune ambizione. Solo alcuni riescono ad arrivare a quel punto in cui fanno veramente quello che vogliono mentre altri maturano quell’attitudine alla sopravvivenza che ognuno a seconda delle proprie qualità e risorse vive diversamente. La gratificazione sotto tutti i punti di vista viene la maggior parte delle volte dimenticata un po come l’ambizione a qualcosa di più dell’ accontentarsi. Pensare di star bene senza negarsi i propri piaceri dedicando il giusto tempo ad un lavoro, una passione, a quelle persone che meritano il tuo tempo è sempre più un’utopia. È un discorso abbastanza complicato quanto triste. La stabilità non si trova facilmente e vivere con la valigia sempre pronta non è una vita da tutti.

​- Poi il viaggio in Inghilterra? Come mai sei partito, come ti sei trovato, che facevi?

I viaggi in Inghilterra son stati delle sveglie per il mio cervello. Lo stimolo di imparare una nuovo lingua, il sogno di una seppur minima stabilità, l’indipendenza, l’uscire dall’ordinario, la possibilità di avere dei metri di paragone con la realtà da dove proveniamo per farsi poi una propria opinione, seppur discutibile, di quello che potrebbe dare in più l’Italia. Diciamo che poi tra incoscienza, curiosità e possibilità ho scelto Londra come città dove investire il mio tempo. C’ero già stato in vacanza e questo mi è bastato per capire che c è qualcosa di più oltre alla pioggia e al thè delle 5 pm che forse non sono mai riuscito a prendere in orario La prima puntata si era chiusa con lavori nell’ambito della ristorazione come lavapiatti, barista e aiuto pizzaiolo senza considerare qualche giorno di volantinaggio. La seconda volta ho trovato un lavoro in un’azienda che si occupava del commercio di parti per l’automazione industriale. Un lavoro in amministrazione dove facevo da punto di contatto con ingegneri, fornitori e il mio manager. Mi son trovato, il che è già un buon punto! Posso dire di aver fatto un po di esperienze e di non essermi fossilizzato su un posto solo. Ho vissuto nella metropoli a Londra ma anche nel paesino con poche anime e 3/4 bar a Cannock e in una città che seppur grande è a misura d’uomo a Birmingham. Ho fatto un po il nomade, non sempre volutamente, direi purtroppo o per fortuna! La cosa che mi ha tenuto in gioco in questo bel paese non troppo lontano dall’Italia è stata la voglia di fare, lo stimolo di fare passi avanti, il mio cv spesso con me e il mio abito da colloqui di lavoro.

– Il presente si chiama Emirates, una importante compagnìa aerea mondiale. Come nasce questo sogno?

Parte tutto da un open day al quale partecipai tempo fa. Durante questa giornata è stata presentata la compagnia ed è stato fatto un prospetto orientativo di quello che sarebbe stato il lavoro e la vita una volta assunti. C’è stata una descrizione pittoresca dell’azienda dove si è parlato di un paese arabo che tiene in particolar modo al turismo e che è orientato a evolversi di continuo. Poi si è parlato di viaggi dovunque e di un lavoro dinamico che era onestamente la parte dalla quale ero più attratto. Più di tutto si parlava di una possibilità di lavoro che era fondamentalmente tutto quello che cercavo. Ad ogni modo l’ho sempre trovato un lavoro affascinante quello dell’assistente di volo. Ho sempre visto mio fratello, anche lui nel settore, come quella finestra nel mondo alla quale mi son sempre affacciato e grazie alle sue esperienze sapevo bene di cosa si parlava e quali erano gli aspetti positivi e negativi di questo lavoro.

– Cosa bisogna fare per candidarsi?

Candidarsi è abbastanza semplice. Sul sito http://www.emiratesgroupcareers.com/ bisogna controllare le date del prossimo open day e valutare quale sia la giornata alla quale presentarsi. Dopo essersi registrati, bisogna inserire i propri dati e le proprie esperienze lavorative nella sezione personale. Dopodiché si riceverà una risposta per email con l’invito all’open day. L’open day è un giorno dove la compagnia si promuove spiegando un po quello che significherebbe entrare a far parte dell’azienda, i vantaggi, il lavoro in se e la vita nel mondo arabo. Alla fine della mattinata, i recruiter fanno in modo che ogni candidato abbia la possibilità di presentarsi con il proprio CV per un paio di minuti. Questa è praticamente la prima prova alla quale il potenziale candidato va incontro. All’esito positivo del primo giorno di colloquio seguono nel migliore dei casi altri 2 giorni con prove di gruppo, una prova scritta di inglese, una prova di gestione dei problemi e un colloquio individuale l’ultimo giorno. Ovviamente è importante conoscere bene almeno la lingua inglese che è quella che poi si utilizza per lavorare e per tutto il resto.

– Come ti trovi a Dubai? Curiosità, modo di vivere, relazioni umane?

A Dubai ci vivo probabilmente metà mese, se non meno, perché gli altri giorni sono in viaggio per lavoro. A me non dispiace affatto. La città è pazzesca. Realizzare che poco più di 20 anni fa era una distesa desertica è difficile crederlo una volta qui. È molto estesa ma ben organizzata tra metro, bus, taxi davvero economici e ora una nuova linea tram. È molto popolata, in prevalenza da filippini, indiani e altri nazionali del sud est asiatico. Ovviamente ci sono i locals, i nativi degli Emirati Arabi, oltre al resto delle persone che da tutto il mondo per business decidono di venire al sole. Qui a Dubai, se facciamo un paragone con un qualsiasi altro centro europeo, hanno delle leggi abbastanza “rigide”, un po come la maggior parte dei paesi musulmani. Non ci si può baciare o abbracciare in pubblico e non si possono indossare abiti troppo corti (dalle spalle alle ginocchia) in luoghi pubblici. Non si possono comprare gli alcolici senza una licenza, non si può masticare la gomma in metro anche se queste sono solo alcune delle mille curiosità. Per le persone a cui piace mangiare qui si ha davvero l’imbarazzo della scelta. Il costo della vita è relativamente basso e la cosa più incredibile di questa città è che offre davvero qualsiasi servizio. Qui è un’eterna estate e la cosa di cui non mi capacito è che da maggio ha piovuto una volta sola. Non è poi cosi male riuscire ad affidarsi al bel tempo per programmare i giorni liberi. Aldilà di tutto, la mia fortuna principale, secondo il mio modo di vedere le cose, è probabilmente quella dell’aver trovato delle persone con cui condividere momenti, pensieri e passioni. Amici prima che colleghi.

– Tempo fa hai ricevuto un bel riconoscimento, ce ne parli?

Si, in poche parole è stata la giornata che ha segnato la fine del periodo da allievo, ad assistente di volo certificato con pieni diritti. C’è stata una cerimonia con i miei pari corso e un incontro con i manager. È stata una giornata piacevole. Una piccola soddisfazione.

– Progetti per il futuro?

Non so bene cosa aspettarmi sinceramente. Il lavoro al momento non mi dispiace. Vorrei magari coltivare quelle passioni come la grafica, la musica e lo sport per riuscire a sentirmi davvero soddisfatto oltre al desiderio di imparare una nuova lingua e studiare. La Sardegna mi è tanto cara. Il mio cuore è lì con la mia famiglia alla quale sono molto legato. Gli amici, quelli di una vita, so che anche se alla fine riesco a tornare pochi giorni all’anno troveranno sempre del tempo per me.

– C’è stato un momento di difficoltà?

In generale, per fortuna, non ho avuto momenti di estrema difficoltà. Ho avuto momenti in cui mi sono sentito un po’ più giù degli altri. Periodi in cui magari avrei voluto essere da un’altra parte per stare vicino a persone a cui tengo davvero. Momenti in cui ho rimesso in discussione tutto. Alla fine tutto nella norma.

– C’è una canzone che ti descrive?

Perchè vengo da Cagliari! Logici band… no va be scherzo! Mi rifacevo un po’ alle tue hit di fine serata, caro Tixi! Non so se c’è una canzone in particolare che mi racconta ma ascolto un sacco di musica. Non mi piace soffermarmi troppo sulle stesse.

 

Nicola Montisci

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