Nausdream, esperienze sulle onde del mare

Su Sciradì ci piace raccontare storie di successo. Giovani imprese e idee vincenti. Parliamo oggi con Marco Deiosso

“Chi sono? Lo piano piano lo sto scoprendo. Credo dipenda tanto dai punti di vista: ero uno studente, ora sono un lavoratore, forse un giovanissimo imprenditore. Mi piace definirmi un sognatore atipico: ho un’enorme dose di razionalità che mista al sognare tipico dell’imprenditore mi fa uscire dai parametri tipici”.

Così si presenta Marco Deiosso, CEO (ovvero, amministratore unico di Nausdream, l’attività imprenditoriale di cui vi parleremo oggi.

– Cosa hai fatto prima di arrivare, anzi approdare, e poi capirete perchè uso questo verbo, a Nausdream? 

Prima di Nausdream ho portato avanti qualche progetto imprenditoriale, taluno sotto forma di startup, altri sotto forme più tipiche. E poi ho studiato, prima al liceo e poi all’Università di Cagliari, Facoltà di Economia, che ho lasciato proprio sul finire per proseguire la mia attuale carriera che mi assorbe full time, oltre ad avermi fatto trasferire a Roma per coordinare al meglio l’attività.

Ho sempre cercato la carriera da libero professionista: sin da quando ero ragazzo ho lavorato in proprio, prima con lavori saltuari, poi come collaboratore per aziende e infine (o forse inizio, vista la giovane età) mi sono lanciato sull’imprenditoria. Ad oggi non ho mai avuto una busta paga come lavoratore dipendente.

– Poi arriva Nausdream, che già il nome evoca il sogno e atmosfere speciali. 

Nausdream è un marketplace dove è possibile prenotare autentiche esperienza in barca: dalle escursioni agli apertivi a bordo, dalle cene alle fughe romantiche e così via. Ci piace mantenere 3 standard nelle nostre offerte: la qualità del servizio, per cui ogni feedback negativo verso il servizio è valutato pesantemente; l’esperienza, perché vogliamo che l’offerta sia sempre orientata all’attività che offriamo e non solo alla barca; l’accessibilità, perché il mercato richiede sempre esperienze più brevi, ripetibili, fruibili e condivisibili. Il mercato degli affitti di barche a lungo periodo è in calo, mentre quello delle escursioni è in fortissima crescita.

Quali sono gli attori che hanno aiutato questo progetto?

E’ nato grazie ad un’iniziativa dell’Università di Cagliari, il Contamination Lab, oggi arrivato alla quarta edizione (Nausdream ha partecipato alla seconda): un progetto che stimola lo spirito imprenditoriale di laureandi e laureati, che grazie a cervelli complementari a far da mentor permette ad alcuni progetti di divenire vere e proprie imprese. Nausdream è una di quei casi, ma non l’unico: questo è un ulteriore valore da riconoscere all’Università e a Cagliari.

 – Da chi è composto lo staff di Nausdream?

Il team è composto oggi da 10 persone, ci cui 4 soci (Marco, Ousmane, Maria Antonietta e Giuseppe) e 6 dipendenti, di cui tre assunti negli ultimi 2 mesi. Le prenotazioni infatti crescono di giorno in giorno e abbiamo bisogno di affinare procedure, delegare task e migliorare la nostra piattaforma per venire incontro alle esigenze degli utenti. È importantissimo recepire tutti i loro feedback, diretti ma soprattutto indiretti, per migliorare il nostro servizio.

– Come vi siete mossi sul campo marketing e comunicazione?

Il marketing lavora su due binari: quello inbound, online, con la nostra forte presenza sui social e sui motori di ricerca; e quello outbound, offline, con accordi con gli operatori del travel che offrono le nostre esperienza ai loro clienti. I nostri dettami di comunicazione sono molto chiari: informali, direi peer to peer, fortemente supportivi. Abbiamo un team di customer service sempre disponibile, che risolve tutti i problemi tipici di un mercato frammentato come quello del turismo nautico: stiamo accompagnando la digitalizzazione di questo bellissimo mondo, ma è normale dover lasciare i giusti tempi ai player che collaborano con noi!

– Attualmente dove siete dislocati e dove pensate di sviluppare progetti e prospettive?

Oggi siamo presenti in Italia, Spagna e Tailandia. Ma non nascondiamo l’intenzione di porci come nave ammiraglia nel turismo nautico. Ovviamente per farlo è necessario diventare leader in questo mercato.

– Utopia o ci credete davvero? 

Forse, ma il mio lato razionale in questo caso difende il Marco sognatore. Il nostro settore (esperienze giornaliere) è in crescita, i mercati che aggrediamo sono i più grandi e i più in crescita (Europa e Asia), gli investitori e i partner (anche internazionali) iniziano a crederci e il team è favoloso. Che potremmo desiderare di più?

– Marco, ora arriviamo alle domande marzulliane: un sogno da raccontarci magari da imprenditore?

La differenza principale tra le altre persone e coloro che hanno lo spirito imprenditoriale penso sia poi dato dalla differente scala dei bisogni: per noi è fondamentale inserire alla stregua dei bisogni primari “l’autorealizzazione”. L’autorealizzazione non è il sentirsi “arrivati”, come molti ignorantemente pensano: è l’accettarsi nel contesto societario, sviluppare rapporti positivi con le persone che ti circondano, la continua ricerca e il valor scoprire a pieno il propri limiti. Raggiungerli e magari superarli.

In quest’ottica sogno di creare insieme ai miei soci un’azienda che dia lavoro a tantissime persone, che sia integralmente meritocratica, che non faccia nessun tipo di distinzione di genere, età, gusto e via discorrendo. Sembra banale, quasi ovvio, in realtà sarebbe quasi un unico, esclusi alcuni casi. In Italia purtroppo si tratterebbe di certo di un caso atipico.

Per ora abbiamo iniziato bene: siamo involontariamente metà donne e metà uomini, io sono il più giovane e lavoro con persone ben più grandi di me, con cui mi confronto e contamino quotidianamente. Viviamo con l’ottica di migliorarci tutti per incrementare, almeno di un po’, il valore della nostra creatura giorno per giorno.

– Ancora suggestioni: una frase, un libro e/o una persona importante

Cito la frase di un personaggio non famoso ma di certo una grande persona, permettendomi di riadattarla leggermente: “Non esistono problemi, ma solo complessità da ridurre”. Non sono così drastico come Walter, ma credo davvero che quando parliamo di “problemi” da risolvere in realtà ci riferiamo nella maggior parte dei casi a “complessità” da ridurre. Questo modo di interpretare la realtà ci permette di affrontare meglio le situazioni complicate, in maniera più razionale e ottimistica. Scomponi ciò che affronti, comprendi le sue sfaccettature e, una alla volta fatto, poni in essere le tante azioni per ridurle. E vinci.

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