Barbara Leo, la donna delle stelle

Innamorata delle stelle, appassionata e… infinita! Mi ha invitato ai suoi percorsi al Planetario dell’Unione e ancora non son riuscito a passare. Allora le ho proposto un’intervista, così almeno inizio a capire cosa faccia oltre al calcio a 5, mondo in cui l’ho conosciuta.

Così ho scoperto che Barbara, che di cognome fa Leo, è una persona semplice e appassionata. La passione guida la sua vita, salvo poi scontrarsi con la razionalità, che le fa ritrovare la strada giusta, quando le passioni “sbagliate” gliela fanno perdere.

•  La sua prima passione, le stelle. Come ci si può innamorare delle stelle?
Ero molto piccola, e guardando il cielo mi chiedevo sempre che cosa ci fosse lassù. A 5 anni decisi che avrei studiato le stelle  e così è stato. Avevo già le idee chiare e col tempo maturai la convinzione che sarei andata al liceo scientifico e poi avrei studiato astrofisica o astronomia.

• Facciamo i conti in tasca, brutalmente. E’ una passione che ti permette di sopravvivere?
La mia laurea mi permette di sopravvivere, perché ho potuto fare tante cose, ma il lavoro di divulgatore scientifico, ahimé, non basta.

• Se dovessi raccontare la scienza a una persona come spiegheresti?
Tutto ciò che ci circonda é scienza,  e lo è tutto quello che noi facciamo, che viviamo…bisogna solo avere gli strumenti per comprenderla e per entusiasmarsi in ogni momento della giornata vedendo come la scienza si esprime.

• Qualche curiosità che hai trovato nel tuo stare tra cielo e terra?
Nel mio lavoro conosco ogni giorno tante persone, e forse è questa la cosa più curiosa: incontrare persone che non hanno avuto ancora la fortuna di conoscere quello che attraverso la divulgazione dopo pochi minuti li sorprenderà.

• Sei impegnata nei percorsi del Planetario, ci racconti cosa si può vedere e imparare?
E’ uno strumento molto efficace per avvicinare le persone all’astronomia. Da la dentro si può raccontare tutto, fare viaggi nel tempo vedendo come era il cielo in passato, ma anche come sarà nel futuro, come è nato l universo, e come proseguirà la sua evoluzione. Possiamo fare anche viaggi nello spazio, avvicinandoci a stelle o galassie lontanissime, e i misteriosi buchi neri.

• Quanto è difficile, se lo è, la divulgazione scientifica in Italia?
Fare questo lavoro non è semplice, non ci sono tante strutture o iniziative. In questi ultimi 2 anni ho notato che la situazione si sta evolvendo, ora c’è molta più offerta e le persone sembrano più interessate. Io stessa, ho deciso di aprire un’associazione, OrbitandO, che fa appunto divulgazione scientifica, organizzando eventi soprattutto all’aperto.

•Ci sono dei libri o video che vorresti consigliare a chi è semplicemente curioso? 
I libri di Stephen Hawking in primis, poi Margherita Hack, e se volete, la mia pagina su Facebook OrbitandO.

• E poi c’è il calcio a 5… 
Assieme all’astronomia, l’altra mia più grande passione è il calcio (da guardare) e il calcio a 5 (da giocare). Anche questa passione è cominciata fin da quando ero piccola, ma purtroppo non ho potuto coltivarla come avrei voluto. Solo da grande ho cominciato a giocare seriamente, e mi sono tolta tante soddisfazioni. È una grande emozione stare dentro il campo e rincorrere il pallone, è difficile spiegarlo a parole..come tutte le migliori sensazioni.

  • Quali sono le tue strategie comunicative per una materia così particolare?

Quando le persone mi vedono l’ultima cosa che pensano è che io sia un’astrofisica e una che gioca a pallone! Il mio modo di comunicare è molto semplice: non uso vere e proprie strategie però ho imparato che la strada migliore è quella di usare un linguaggio semplice per spiegare le cose partendo dai concetti base. Il mio lavoro generalmente si svolge al buio quindi le persone non mi vedono quando parlo, perciò qualunque forma di espressione o qualunque gesto sarebbe inutile.

  • Quali i risultati finali?

Alla fine delle mie serate sento sempre dire che si capisce quanto è grande la mia passione quindi significa che attraverso la voce e le parole riesco a comunicare tutto questo. Al Planetario vengono anche tanti bambini e con loro è sempre difficile comunicare da subito, perché devi sempre stupirli. Poi ci riesci. La soddisfazione più grande infatti sono i loro complimenti perché sono sempre onesti e sinceri.

Al planetario è tutto più semplice perché posso usare le musiche e tutto già pre-impostato e forse è più facile mantenere l’attenzione delle persone
All’esterno non ho musiche di sottofondo, non ho video, non ho immagini, sono soltanto io e il mio laser e qualche volta il telescopio. Però sono anche i momenti migliori, mi sento proprio realizzata in quelle serate.
  • Come riesci a vivere in un mondo, sia dell’astrofisica che del pallone, sicuramente più orientato verso il genere… maschile? 🙂

Sia la scienza che il calcio sono dei mondi maschili e non è semplice farne parte anche se ultimamente il calcio a 5 femminile ha fatto tanta strada e ora diciamo che forse è quasi normale a differenza di quindici anni fa quando ho cominciato.

Per la scienza il discorso è abbastanza simile, mi diverto tanto a vedere le facce delle persone quando vengono a vedere i miei spettacoli o le mie serate all’aperto e poi capiscono che l’astrofisico sono io! Però per quanto gli altri la vedano una cosa strana non ho mai avuto difficoltà o problemi per il fatto che sono una donna, nel senso che nessuno mi ha mai ostacolato.

  • La Sardegna ti sta stretta oppure pensi di continuare qui a vivere e lavorare?

Mi piace tantissimo viaggiare, appena posso scappo da qui, ma poi desidero sempre rientrare. Sono una di quelle persone fortunate che può fare il lavoro che ama nella sua terra, perché andare via? Però mi piacerebbe lavorare anche fuori, e probabilmente capiterà, ma sono felice di vivere qui.

  • Una canzone che ti racconta?

The dark side of the Moon perchè il mio sogno nel cassetto è vedere quella parte della Luna che nessuno dalla Terra ha mai visto.

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