Cagliaritans d’esportazione: Edoardo Piras

edo piras“Un giorno d’estate del 2011, durante l’estate del mio primo anno di università, mentre cazzeggiavo allegramente su internet, casualmente mi ritrovai a leggere il bando Erasmus. Era l’ultimo giorno per consegnare il modulo. All’epoca la burocrazia non era tanta, un foglio, una firma, la scelta della destinazione messa a casaccio”. Così comincia la storia di un altro cagliaritano d’esportazione, Edoardo Piras, 27 anni, che fa parte di quella schiera di concittadini in giro per il mondo e oggi lavora come analista in una multinazionale americana.
Una storia che Sciradì vuole raccontare per dare spunti e idee ad altri giovani: non solo partire, sarebbe troppo facile dirlo, ma anche studiare e misurarsi con ambienti importanti, senza perdere legami con la propria terra.

“Presi lo scooter, e andai a consegnarlo. Cinque mesi dopo mi sono ritrovato in Finlandia dove ho passato i cinque mesi più entusiasmanti e pazzi della mia vita. La vita in realtà me la cambió abbastanza. Sono tornato in Sardegna ancora più carico di sogni e ambizioni e arricchito dalla conoscenza di persone da tutto il mondo. Da lì ho capito che dovevo prendermi la laurea triennale e andare a formarmi fuori dalla cerchia ristretta della Sardegna che nonostante tutto mi ha dato della solidissime basi dal punto di vista accademico. Tuttavia, la vita è troppo breve per non essere curiosi!!

– Di cosa ti occupi attualmente?
Al momento lavoro a Bruxelles come analista nel team centrale europeo di pianificazione strategica per una multinazionale americana nel settore della logistica. Facciamo tante cose in questo team dal momento che è come se fossimo una consulenza strategica interna. La faccio breve e concisa: macino dati e numeri dalla mattina alla sera al fine di ricavare analisi che supportino il management nella definizione della strategia a livello europeo e al fine di studiare e risolvere qualsiasi problema di profittabilita per garantire una crescita sostenibile
– Facciamo un passo indietro: come è stata la tua esperienza universitaria?
ho preso la triennale in economia all’Università di Cagliari, durante la quale ho fatto un Erasmus in Finlandia. Dopo, la laurea specialistica a Milano. Sento molte persone dire che l’universita di Cagliari ha carenze a livello accademico. Mi sento di dire che la preparazione che Cagliari mi ha dato è stata ottima, nonostante alcune differenze a livello di programma vi siano. Penso che comunque la metodologia sia ottima e talvolta una buona metodologia supera le lacune a livello concettuale che possono essere colmate più avanti.
– Il salto tra Cagliari e Milano, com’è e come lo hai vissuto.
La differenza più grande che ho notato tra Cagliari e Milano, accademicamente parlando, è l’attitudine con la quale i ragazzi affrontano l’università. A Cagliari è stato davvero difficile trovare colleghi con grandi sogni e ambizioni e penso questo sia una limitazione non da poco perché gran parte dell’apprendimento e dello sviluppo di ognuno di noi dipende dalle persone che ci circondano, dalla competizione positiva che genera innovazione e quindi crescita intellettuale.
– Ricordi d’infanzia/adolescenza da raccontare e condividere?
questa è una domanda troppo generica. Che tipo di ricordi vuoi che ti racconti? Dei sabato dopo scuola passati andando al McDonald e poi in viale con gli amici in milioni di scarabeo e macchinette oppure delle serate al Charlie quando suonavi la gasolina?
(risata mia)
– Cosa hai fatto quando sei andato via? Come ti sei organizzato?
Bella domanda. Ad essere sincero non mi ero organizzato. La cosa bella degli anni della triennale è che sei senza pensieri, non ti rendi davvero conto delle conseguenze delle tue decisioni. Mi ricordo che avevo deciso di andare a Milano dopo che mi chiamarono mentre ero in spiaggia per dirmi che ero stato ammesso. Due giorni dopo partii per delle pratiche burocratiche ma in realtà fino a quel giorno ero in spiaggia con una laurea triennale in mano senza sapere cosa avrei fatto e dove avrei studiato. Le cose più belle e le esperienze life changing mi sono capitate per caso, senza alcuna programmazione. Ciò non vuol dire che non si debba programmare in anticipo. Quando sono arrivato a Milano non è stato facile, l’impatto è abbastanza pesante. Milano o la amo o la odi. Per me, per un periodo, è stata la seconda opzione. Tuttavia trovai un posto temporaneo dove alloggiare mentre seguivo le lezioni e nel frattempo cercavo casa. È fondamentale socializzare e crearsi un network di amici e di persone.
– Cosa porteresti dal Belgio in Sardegna e viceversa?

Sicuramente la multiculturalita, e l’apertura mentale delle persone.

– Cosa consiglieresti oggi a un giovane al bivio che vuole andare via ma non trova la molla per scattare?

La vita è troppo breve per non essere curiosi. Quando saremo vecchi dobbiamo guardarci indietro e pentirci di aver fatto qualcosa piuttosto che avere rimorsi di non aver vissuto esperienze. Uscire fuori dalla propria comfort zone crea instabilità e stress, ma è proprio da queste situazioni che si genera spirito di adattamento e lo spirito di adattamento genera nuovi modi pensare che sono alla base della crescita.

– …a chi resta perchè non può partire?

Restare è una scelta condivisibile e nobile. In qualsiasi caso viaggiate più che potete per arricchirvi e siate curiosi. Dobbiamo imparare il più possibile e formarci attraverso esperienze per poi esser in grado di fare qualcosa di bello e utile per la Sardegna.

– Angolo passioni: canzoni, libri e altre cose che ti piacciono

al momento sto sognando di avere una tavola sotto i piedi e un kite sopra di me. Le mie passioni più grandi sono il windsurfing ed il kitesurfing. Quando stavo a Milano riuscivo a tornare spesso e a coltivare questi sport. Ora è decisamente più difficile ma mi sto organizzando al riguardo. Ritengo estremamente interessante fare networking e conoscere persone.
– Come vedi l’Italia e la Sardegna di questi tempi?

La situazione economica politica e sociale in Italia è abbastanza critica. In Sardegna inoltre è tutto più accentuato. Non sono in linea con le politiche attuate a livello regionale negli ultimi anno per lo sviluppo economico ed inoltre penso vi sia un forte gap a livello culturale che rappresenta una barriera per il progresso. Tuttavia le ultime politiche di rinnovamento della città di Cagliari sono un piccolo campanello positivo. Vediamo come la situazione evolve, ma siamo molto lontani dallo sfruttare il reale potenziale dell’isola. A livello italiano la prospettiva per i giovani è comunque preoccupante, siamo estremamente lontani dai livelli salariali europei e dalle prospettive di carriera che si possono avere all’estero. Gli italiani sono molto apprezzati ed al momento la crisi economica sta generando la svalutazione delle nostre competenze. C’è un eccesso di domanda di lavoro e di conseguenza anche figure altamente qualificate sono disposte a qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione e questo genera una situazione nella quale le aziende possono permettersi di portare a bordo ragazzi qualificati a salari bassi e senza garantire possibilità di carriera (se mi chiedi un aumento o se vuoi fare carriera, la porta è quella, prendo un altro con le stesse caratteristiche e lo pago allo stesso modo). È un problema di cultura aziendale tutto all’italiana.
– Ti sei mai interessato di politica?
La politica è la principale ragione per la quale l’Italia versa nell’attuale situazione. Gli attori della politica sono “office  motivated” per usare un termine utilizzato nelle teorie di finanza pubblica. Ossia sono interessati solo a tornaconti personali. Non c’è spazio per chi davvero abbia intenzione di migliorare la situazione italiana perché questo vuol dire prendere decisioni forti che vanno contro le mediocri necessità dell’italiano medio quali ad esempio abbassare il cuneo fiscale, ridurre gli stipendi dei parlamentari, garantire lunga vita alle sostanziose tariffe dei tassisti escludendo innovazione dal libero mercato (vedasi le misure limitative bei confronti di uber)… e tanti altri luoghi comuni. Detto questo, la politica è anche uno dei principali motivi per i quali ragazzi come me sono costretti ad allontanarsi dalla Sardegna e dall’Italia

  • Una frase che ti ha cambiato la vita

Una frase alla quale sono molto legato, è tratta da “il potere dei sogni” di Luis Sepulveda: “i sogni giusti sono la massima espressione dell’internazionalismo, del desiderio di rendere globale, planetaria, quella giustizia sociale che è sostanza di tutti i sogni”

La più bella soddisfazione ottenuta in questi anni di partenze e ritorni.

Sono contento di tanti obiettivi raggiunti negli scorsi anni, ma sicuramente il primo di tutti e quindi quello al quale sono più legato è stato la laurea triennale. È stata una battaglia concluderla in tempo con tutti i bastoni tra le ruote dovuti alla disorganizzazione nella didattica a Cagliari. Durante momenti difficili a lavoro o nella vita penso mi guardo sempre indietro e focalizzo quel momento tra i tanti altri.

– L’insegnamento che ti ha offerto, invece, un errore che hai fatto.

Quando sono andato via da una delle società per le quali ho lavorato, un collega mi scrisse: “La fortuna di essere giovani è che abbiamo l’opportunità di scegliere e sbagliare. Non avere paura di sbagliare perché è da quello che deriva il successo”. Ho preso alla lettera queste parole anche prima che mi venissero scritte, ma ora in situazioni nelle quali mi è richiesta una decisione veloce, in ambito lavorativo e non, ripenso a questa frase.  Come tutti, ho fatto tantissimi sbagli e continuo a farne molto spesso e non da poco conto, ma ognuno di questi mi ha permesso di imparare e crescere.

– Quando si finisce di esser giovani?

Ognuno di noi sceglie quando finire di essere giovane. Io penso finirò abbastanza tardi

– E’ possibile gestire amore e amicizia a distanza?

Bella domanda. Innanzitutto la distanza è relativa ed è una distanza fisica, l’amicizia e l’amore non hanno barriere temporali e spaziali. Quindi la risposta è chiaramente si, ma bisogna mettere in conto tanti sacrifici e rinunce che però vengono sempre ripagate. La mia ragazza si trova in Sardegna e da quattro anni riusciamo, organizzandoci, a vederci molto spesso, una volta al mese minimo. Questo implica una buona organizzazione e determinazione, che si traduce in voli con scalo alle 6 del mattino. Inoltre, c’è da dire che un giorno passato insieme dopo tanti lontano con amici e fidanzata, vale molto di più di un giorno tra i tanti altri.

Buona vita Edoardo, sperando che la tua storia abbia ispirato ancora tanti altri giovani!

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