White and Black al White Cafè…

Una sera, passeggiando in via Sonnino, ho deciso di entrare al White Cafè per prendere un apericena-aperisalotto-aperiqualcosa. Ho percepito subito qualcosa di diverso, le pareti si erano arricchite di tante foto in bianco e nero, con vari ritratti e varie parti del viso, labbra, occhi…

Un amico mi ha notato e salutandomi mi ha spiegato che ero capitato proprio all’inaugurazione della personale di una sua amica, Roberta Congiu, che aveva deciso di esporre le sue opere proprio al White Cafè e che non si trattava di foto, ma di opere grafiche realizzate interamente con l’impiego di una penna a sfera tipo Bic. Mi sono avvicinato e con sorpresa ho cercato di percepire la linea, il tratto della penna, ma il risultato era veramente entusiasmante e originale. Ho notato poi l’ambientazione, secondo me, azzeccata, opere in bianco e nero all’interno di un locale assolutamente bianco, anche senza le luci accese l’effetto era garantito. Ho deciso di conoscere Roberta e, se è d’accordo, le voglio farle alcune domande, sono curioso di capire chi è, da dove viene e come realizza le sue opere. L’amico mi presenta una ragazza anche lei in “bianco e nero”, carnagione chiara con capelli neri, vestita di nero, con occhi neri, tutto è perfettamente bilanciato.


…da quando fai l’artista
?

Non c’è una datazione precisa, diciamo che ho iniziato il liceo artistico a 14 anni a Cagliari a cui poi è seguita l’Accademia di Belle Arti a Sassari
e poi…
ho inizi subito, o fai altri lavori…

Cosa intendi per altri lavori?

Durante l’elaborazione della tesi di laurea, nel 2005, ho cominciato a prestare servizio civile presso l’associazione Italia Nostra nella sede di Sassari ed ho fatto qualche lavoretto per continuare a mantenermi, ma
dopo qualche mese di disoccupazione ho rifatto valigie e son tornata in provincia di Cagliari. Nel 2007 ho partecipato ad uno stage in Abruzzo, un corso di perfezionamento in Arte per la liturgia con venti ragazzi provenienti da tutte le Accademie di belle arti d’Italia,
un’esperienza molto interessante, due settimane nei laboratori di Omar Galliani ed altri artisti, conclusasi con una mostra collettiva.

Quanto è importante la formazione per te e per chi fa ciò che fai tu?

La formazione è essenziale, non si possono suonare strumenti senza aver prima imparato le basi, formazione non è solo tecnica, è essenziale aggiornarsi, guardarsi intorno, confrontarsi, ampliare le proprie conoscenze.
E’ questo, credo, l’insegnamento più prezioso che ho ricevuto da alcuni docenti ai tempi dell’artistico!


”Arte”: oggi questa parola ha ancora un senso?











L’arte ha sempre un senso, anche quando sfugge, anche quando può risultare oscura, poco fruibile…
Forse, anzi, sicuramente siamo in un momento nel quale si tende a scollare la gente dall’arte fin dalla più tenera età, forse manca l’educazione all’arte ed ai suoi linguaggi, la si insegna sempre meno nelle scuole e si tende a sottovalutarla.
Eppure siamo il paese al mondo nel quale vi è contenuto il maggior numero di opere artistiche… è un grosso, grossissimo paradosso.
 Basta guardare cosa stiamo facendo a siti come Pompei!

Parlami della tua esperienza scolastica con l’Arte.

In terza media la mia docente di educazione artistica faceva del suo meglio, aveva notato una certa predisposizione e la cosa mi fece piuttosto piacere perchè l’iscrizione al liceo artistico era il mio chiodo fisso. Finchè un giorno arrivò in scivolata la mia docente di matematica e scienze che commento la notizia della mia iscrizione all’artistico con un secco “Vuoi andare a lavare le scale da grande?”

Ecco, tanto per fare un esempio della considerazione che la scuola, e più in generale la società, ha dell’educazione all’arte.

Sono d’accordo, per esempio ai bambini, già dalla prima elementare, si dovrebbe insegnare a leggere le note musicali…











Già!
e invece si è focalizzati a tarpare le ali a qualsiasi passione si possa coltivare da giovaniin un mondo ideale si dovrebbe… com’era quella frase? … “chi fa della propria passione un lavoro non lavorerà neanche un giorno della propria vita?, si credo “suonasse” così, ma è sempre più difficile !

Che tecniche pittoriche utilizzi maggiormente?

Negli anni accademici ho usato prevalentemente l’olio, che ultimamente ho dovuto, a malincuore, abbandonare per mancanza di spazi
idonei, cosi l’impiego della “penna bic” è stata una valida via di mezzo per il mio “linguaggio” e per quella mancanza di spazi
ho deciso di concentrarmi su questa tecnica molto originale e nuova.

Sto guardando le tue opere, è difficile percepire il tratto della penna bic, se non lo sapessi…











Sono una burlona, mi piace giocare con la percezione…

Ma sembrano stampe digitali, foto ritoccate
e trattate al computer, sono assolutamente perfette !










Assolutamente no! giuro che è tutto frutto delle mie mani!…potrei offendermi !
Dai, scherzo!!

Sono molto precise…se ci provassi io lascerei un foglio pieno di nero…

Per questo è essenziale la formazione di cui parlavo, 
come se io mi mettessi a torturare una chitarra…otterrei lo stesso risultato se non avessi fatto un lungo, ma fondamentale percorso formativo.

Ora ci lasciamo, usanza di queste interviste è lasciare un messaggio a chi ti legge, ragazze e ragazzi giovani soprattutto…










Beh, direi di osare e usare la propria passione, sembra una banalità, ma col tempo ci si rende conto che a seguire i propri interessi non si sbaglia, mai,
qualunque obiezione abbiano da fare le persone che ci circondano!

Personale di Roberta Congiu presso il White Cafè Cagliari, in via Sonnino n. 119, fino all’8 giugno 2013

https://www.facebook.com/robertacongiuartist

http://robertacongiu.wix.com/artist

 

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