Dario Zucca, dall’Esperia ai Mondiali passando per Venezia

Spazio a un giovane cestista che dopo aver iniziato nel glorioso sodalizio nazionale ha toccato il meglio che un ragazzo possa chiedere: la Nazionale. Lo abbiamo sentito in una pausa durante i mondiali a Jakarta

Racconta chi sei in una manciata di parole.

Son nato a Cagliari nel ’96 e ho iniziato a 7 anni all’Esperia fino a quando, tra il 2010 e il 2011, sono stato chiamato da unidic società della nazionali, Dinamo Sassari compresa, per dei provini. Ho poi scelto, per motivi diversi, nell’annata 2011-2012 la Scavolini Pesaro; nel frattempo partecipavo alle attività del settore squadre nazionali della Federazione ;al termine della stagione sono stato convocato dalla 
nazionale under16 per gli europei in Lettonia-Lituania conclusisi con un 4 posto. Dall’inizio dello scorso anno e per difficoltà finanziarie la Scavolini non ha potuto riscattare il mio cartellino e ho accettato l’offerta della Reyer Venezia e questo per me è il secondo anno che vivo a Mestre ,dove frequento l’ultimo anno del liceo classico.

Come e quando hai capito che il basket sarebbe diventato la tua “scelta di vita”?
Quando, verso i quattordici anni sono cominciate le prime convocazioni da parte della nazionale giovanile e di fronte a tutti gli inviti delle varie società di tutta Italia ho capito che questa per me poteva essere un’ottima opportunità da non lasciarmi sfuggire tanto che mi ha spinto a cambiare marcia e a metterci sempre più impegno.

Che ruolo hai all’interno della squadra?
Dal punto di vista tecnico gioco da ala grande/pivot anche se il mio obiettivo sarebbe quello di giocare da ala piccola in un prossimo futuro; dal punto di vista dei rapporti con i miei compagni penso di essere quello che tende a tenere alto il morale della squadra anche con qualche battuta in campo e fuori. In serie A invece per ora il mio ruolo è quello del “giovane” il cui unico dovere è impegnarsi, lavorare duro e imparare dai più grandi che sono sempre disponibili a dare qualche consiglio e ad incoraggiarci.

Adesso sei impegnato ai Mondiali di Basket a Jakarta (Indonesia), come ti senti e cosa credi che potrebbe accadere dopo questa competizione?

I mondiali sono alla conclusione: una bellissima esperienza sotto tanti punti di vista, dal viaggio interminabile per Jakarta durato complessivamente circa 17 ore, ad aver visto una città con 10 milioni di abitanti molto diversa da quelle cui siamo abituati, e soprattutto perchè abbiamo conosciuto tanti coetanei di paesi diversi vivendo momenti divertenti:gli italiani, non si sa bene per quale motivo, sono visti un po’ come degli stereotipi di “bellezza” e abbiamo scattato più foto là in quei pochi giorni che in tutta la nostra carriera. Il maggior guadagno da questa esperienza è sicuramente aver avuto un assaggio dei migliori giocatori del mondo che mi hanno spronato a pormi obiettivi sempre più alti. Sicuramente dopo ogni competizione con la nazionale la visibilità aumenta notevolmente e permette di catturare l’attenzione degli scout in cerca di giovani talenti.

Qual’è il tuo sogno nel cassetto che vorresti vedere realizzato e quale consiglio daresti ai piccoli giocatori di basket che vorrebbero intraprendere una carriera come quella che stai costruendo intorno a te?

Sogno comune ai cestisti è raggiungere l’Nba e il mio consiglio per tutti i piccoli giocatori che si stanno affacciando a questa disciplina è quello di non perdere mai la voglia di faticare per superarsi e non sentirsi mai “arrivati”; Michael Jordan stesso che é una leggenda, d’estate continuava ad allenarsi per migliorare le sue prestazioni!

Nicola Camba

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