Home Social Restaurant, e la cucina si fa più social

 

Fronteggiare la crisi vuol dire anche innovare e sforzarsi di trovare delle soluzioni uniche e senza precedenti all’interno dei mercati. Fronteggiare la crisi significa cadere e rialzarsi, ogni giorno, pur mettendoci il doppio dell’impegno e il triplo della passione. Oggi vi raccontiamo la storia di una persona che la passione ce la mette ogni giorno, a modo suo, in un nuovo tipo di ristorazione. Ospite della nostra consueta chiacchierata del venerdì è Veronica Durso, nome d’arte di Silvia, una ragazza che dopo aver dedicato quindici anni all’accoglienza turistica decide di rimboccarsi le maniche e di dar vita a un nuovo concetto di ristorazione. Nasce così l’Home Social Restaurant, ossia il ristorante social, dove «dopo il pasto non arriverà il cameriere a portare il conto e riassettare il tavolo, ma si può rimanere in giardino ad ascoltare musica e intrattenersi con gli altri commensali». Un’idea innovativa, una proposta accattivante e una sfida all’indifferenza che caratterizza quest’epoca della civiltà umana. Perché per fronteggiare la crisi serve il doppio dell’impegno e il triplo della passione.

Abbiamo fatto qualche domanda a Veronica.

 

Dove? Che domande. Solo su Sciradì.

 

 

Veronica, bentrovata su Sciradì. Partiamo da lei: chi è Silvia/Veronica e cosa fa nella vita? Qual è stata la sua occupazione prima di avventurarsi nella ristorazione?

«Salve a voi e ai lettori di Sciradì! Per l’anagrafe resto Silvia, diciamo che Veronica è il mio alias, un nome d’arte nato per caso. Lavoro nel mondo dell’ospitalità e accoglienza turistica, dopo 7 anni di esperienze lavorative e di studio a Londra, ho collaborato per 13 anni in un bell’hotel della Costa sud della Sardegna come responsabile marketing e capo ricevimento. La passione per la buona cucina mi ha sempre caratterizzato, curavo il mio food-blog come un diario di ricette on line e relativa pagina Facebook sotto l’alias Veronica Durso e ospitare amici a cena curando ogni dettaglio era il mio passatempo preferito. Forse anche per questa mia propensione, l’estate scorsa mi è stato proposto di fare il maitre di sala: cuore in gola, ma accettai la sfida. Forse destino ha voluto che per 6 mesi ho avuto modo di collaborare a stretto contatto con il mio compagno, lo Chef della brigata Alberto Iacoboni, per organizzare serate tematiche, matrimoni e gestire gli stessi clienti dell’hotel. Ho avuto modo di apprezzare la sua cucina catalana, algherese di origine ma con 5 anni trascorsi a Barcellona e in giro per ristoranti e hotel d’Italia. È nata una splendida collaborazione che ci ha portato ad aprire l’Home Social Restaurant nella mia casa di campagna immersa nel verde. Il confine tra abitazione privata e luogo di accoglienza professionale è il punto, così come il confine, volutamente sottile, tra hobby e lavoro.»

Qualche tempo fa, appunto, è partita l’avventura dell’Home Social Restaurant. Qual è il concept del suo ristorante?

«Alla base ci sono una grande passione per i fornelli, il piacere della sfida, la voglia d’avventura, il desiderio di condividere con amici, amici degli amici e sconosciuti una serata insieme. Infatti un aspetto molto importante è il desiderio di fermare la frenetica indifferenza tra i tavoli, che contraddistingue una cena al ristorante, ad esempio, ed il potersi concedere di entrare in micro mondi, a volte molto distanti dai tuoi, per conoscerli e per apprezzarli. Il fine settimana apriamo le porte a chi gradisce venire a mangiare a “Casa dello Chef”: 20 persone al massimo che oltre a gustare una cucina diversa dal solito hanno la possibilità di conoscere persone nuove, culture differenti. Un incontro tra cibo e globalizzazione, tra tradizione e innovazione, basato sulla comunicazione social e il cibo di casa ma con stile professionale.»

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La sua scelta imprenditoriale è stata dibattuta: cosa risponde a chi dice che non si tratta di vera ristorazione?

«Ciò che si sta diffondendo non è certo concorrenziale al servizio che offre il classico ristorante, ad esempio non si sceglie il menù perché è il proprietario che lo definisce ed il numero di posti è generalmente molto ridotto, ma permette di gran lunga l’abitudine allo sviluppo di una forma di economia condivisa e collaborativa. Home e social sono i nuovi trend della ristorazione; non credo che si possa fermare una naturale evoluzione del mercato.»

Quali sono, a parer suo, i punti cardine dal punto di vista imprenditoriale per costruire e mantenere una cucina appetibile?

«Ritengo che ognuno debba creare la propria identità, ma soprattutto credere realmente nella propria filosofia e portarla avanti. A noi piace fare cucina di territorio, che per noi significa in primis la ricerca maniacale di materie prime di qualità, di un materia prima vera, genuina, e la cottura, mai invadente e rispettosa delle ricchezze che la natura ci ha elargito. Cerchiamo di proporre attraverso i nostri piatti la sperimentazione e la valorizzazione di sapori dimenticati, reinterpretando i prodotti della tradizione e del territorio, e reinventandoli in una continua ricerca di forme e accostamenti che sorprendono e che rendono interessanti anche gusti che già si conoscono.»

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Si dice che in cucina, come negli altri ambiti della vita, la differenza la facciano le persone. Quanto sono importanti le persone che condividono con lei questa esperienza nel suo progetto?

«Essenziali direi, il mio socio è anche Chef e mio compagno di vita.»

Facciamo un gioco: ci dica tre cose che mancano nel suo ristorante e tre peculiarità che invece sono presenti e di cui va fiera.

«Non abbiamo un insegna. Non abbiamo i fornitori che ci portano la merce ordinata. Non abbiamo una brigata di cucina, né una di sala. Tra le peculiarità invece sicuramente il fatto che non abbiamo clienti ma… ospiti: dopo il pasto non arriverà il cameriere a portare velocemente il conto per riassettare il tavolo per i prossimi clienti, ma si può rimanere in giardino ad ascoltare musica e intrattenersi con altri commensali anche sino a tarda notte. Il calore della nostra cucina si sente anche e soprattutto al di là dei fornelli, nella sala da pranzo, dove il nostro Chef è sempre pronto a descrivere agli ospiti ogni sua creazione e a fare della cordialità e del servizio un prelibato contorno. La nostra idea d’innovazione è creare un ambiente intimo e informale, non puntare sui numeri ma sulla qualità e le persone, promuovere la semplicità, con percorsi di gusto e sociali, ascoltando le esigenze di un mondo che cambia.»

Quali sono i piatti forti dell’Home?

«Non abbiamo piatti forti ma materie prime di qualità che fanno la differenza e che noi selezioniamo attraverso cura, ricerca e studio. Chi viene da noi non mangia un piatto ma fa un percorso che si estende dal mare alle campagne sarde. Il nostro piatto forte? Tanto impegno e professionalità.»

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Veronica, vorremmo venire a mangiare da lei: ci ricorda dove si trova l’Home Social Restaurant?

«Ci troviamo in a Perd’e Sali, in una villa immersa nel verde e un ampio giardino tra la campagna e il mare. A 30 Km da Cagliari, e a solo 3 km dalla cittadina turistica di Pula.»

Come possiamo contattare l’Home sul web? 

WhatsApp o telefono: 346.6745074

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/pages/Home-social-restaurant/162041963806309

Instagram: https://instagram.com/veronicadurso

Foursquare: https://it.foursquare.com/v/home-social-restaurant/54e83379498e10052107f6f1

Blog: http://home-social-restaurant.blogspot.it/

Google+ https://plus.google.com/101829771222216032346/posts

 

Ringraziamo Veronica per la disponibilità e gli auguriamo un futuro in cucina ricco di soddisfazioni.

 

Riccardo Soro

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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