Ludovica Massidda: “Il violino ha scelto me”

Figlia d’arte, eclettica, competitiva con se stessa, così si racconta Ludovica Massidda, protagonista della storia di Sciradì di oggi. Giovane artista poliedrica, è già molto conosciuta in giro per la città di Cagliari.

Di lei dice: “Mi lascio guidare dalle sensazioni ma con una buona dose di pragmatismo: guardo in alto ma sempre con i piedi per terra. Sono una mina vagante. Creativa, esplosiva con una gran voglia di crescere e imparare da tutto e da tutti. Positiva, cerco sempre il bello, anche nel brutto”. E così, forte di un’energia che irradia ogni volta che la incontri, ho deciso di intervistarla.

Com’è lo stato dell’arte della vita di Ludovica in questo inizio dicembre 2018?

Studio, ma continuerò a farlo sempre, non solo oggi perché sono avida di apprendere e imparare sotto ogni punto di vista. Attualmente studio violino jazz nel triennio accademico del Conservatorio di Cagliari. Suono dal vivo con diversi artisti, apprezzo molto le jam session e le collaborazioni con i dj e inoltre lavoro con i Superanimatori, agenzia Cagliaritana di animazione.

Ludovica e la musica, una passione irrinunciabile. Ogni tua uscita riguarda la musica. Come nasce questo amore?

La passione per la musica è una cosa innata e trasmessa dai miei genitori. Soprattutto da mio padre, (Giulio Massidda, ndr) che è stato uno dei primi dj degli anni ’70 e ’80 a mandare i vinili più famosi nel locali Sardi.  Sin da piccola mi hanno fatto ascoltare tutti i generi possibili, ed è da lì che ho appreso che la musica non ha età e non c’è un genere prevalente sull’altro. A otto anni ho iniziato a suonare il pianoforte ma entrando alle medie il destino ha voluto che io incontrassi il violino, di cui all’inizio non volevo sapere nulla, ma che poi è diventato il mio grande amore. Il violino mi stava dando soddisfazioni e mi appagava suonarlo. Da lì ho deciso di iscrivermi al conservatorio, e questo mi ha dato le basi per suonare la musica come piace a me: funky, pop, jazz, house e rock. Scandagliando la musica in tutte le sue sfumature e usando il violino come un pennello, potendo dipingere con tutti i miei colori preferiti. Se da un punto di vista accademico il conservatorio mi ha permesso di avere delle basi e di approfondire la musica jazz e classica, da un punto di vista personale l’uso del violino elettrico mi ha aperto orizzonti sulla sperimentazione, diventando il mio fedele compagno in un mondo esplorato da pochi, soprattutto in Sardegna.

Perché tra tutti gli strumenti hai scelto proprio il violino?

Il violino ha scelto me, non ho scelto io lui. Si è buttato tra le mie braccia e non ho potuto fare altro che accoglierlo. È uno strumento difficilissimo che richiede pazienza e impegno, ma soprattutto passione. Basta che manchi uno di questi tre elementi per far crollare tutto. Voglio abbattere tutte le impalcature mentali create da molti che vedono il violino come uno strumento malinconico o strettamente classico. Col mio violino faccio ballare la gente, l’avreste mai detto di uno strumento del genere? Finché avrò lui fra le mie braccia starò bene.

Ricordo che hai frequentato il Liceo Brotzu di Quartu. Che cosa ti ha lasciato la scuola?

Dei primi quattro anni ricordo le sere passate sui libri perché dovevo frequentare contemporaneamente il liceo e il conservatorio. Alla fine del quarto anno ricordo di aver fatto un’assemblea e pur non essendo rappresentante ero riuscita ad ottenere il consenso degli altri proponendo la creazione di un’assemblea musicale che poi aveva riscosso molto successo. All’ inizio della quinta sono stata votata come rappresentante e da lì l’idea dell’assemblea musicale si è ampliata diventando una vera e propria manifestazione chiamata Festa dell’arte, in cui ciascuno studente poteva portare la sua arte, mostrando la propria personalità sia ai professori che ai compagni. Sono sempre stata molto esuberante, cosa che è emersa soprattutto l’ultimo anno, nel quale intrattenevo veri e propri rapporti di public relations e facendo da cuscinetto tra corpo docente e studenti. Cercavo sempre di andare incontro alle esigenze di entrambi, ascoltando i problemi di tutti (cosa che mi appaga molto), perché adoro poter risolvere problematiche e dare una mano ,quando posso.

Spazio alle persone importanti, so che ce ne sono molte.

Mia madre e mio padre assolutamente sono i due pilastri portanti della mia vita e mi hanno sempre sostenuta in ogni mia scelta perché credono in me e i traguardi che ho raggiunto sono anche merito loro. Mia sorella Giulia, che anche se abita a Londra è un punto di riferimento per me. Nonostante sia il mio opposto mi sono sempre fidata dei suoi consigli, senza i quali non sarei la persona che sono.

In generale ho una famiglia che mi sostiene, mio cugino Andrea, più grande di me di dieci anni è il mio confidente e so che per me ci sarà sempre.

Pur lontani, siamo un puzzle che si completa. Quando ad uno manca l’energia l’altro gliela dà. Siamo una famiglia positiva che non smette mai di combattere e non smetterà mai di farlo. I miei genitori sono il mio esempio e rappresentano il modello di essere umano che vorrei diventare. Mi hanno dato gli strumenti per essere sempre in crescita: umiltà, determinazione, testa, dolcezza e comprensione nei confronti del prossimo.

Poi immagino ci siano le amicizie…

Francesca, Maria Laura, Ilaria e Benedetta  sono le mie ancore, delle quali mi fido ciecamente perché so che non mi abbandoneranno mai – qualsiasi scelta intraprenda – e che reputo come sorelle.  Elisa, che per me è un luogo sicuro, è la mia parte razionale che mette a posto i tasselli quando non combaciano. Maria Grazia Gandolfo, la mia prima maestra di violino è stata colei che mi ha fatto avvicinare allo strumento e mi ha permesso di amarlo, percorso continuato da Giorgio Sanna, mio maestro per otto anni del conservatorio che mi ha trasmesso la sua passione. Simone Soro, il mio attuale maestro di violino jazz, arricchisce il mio bagaglio sia musicale che personale e oltre ad essere un ottimo insegnante, è una persona che stimo infinitamente, senza la quale affrontare un percorso di studio come il mio sarebbe difficilissimo. Gianluca, un leader determinato nel raggiungimento dei suoi obiettivi, mi ha accolto nella sua casa facendo così  ampliare le mie amicizie e apprezzare ancora di più il lavoro di squadra. Tutti i Superanimatori sono per me una grande famiglia, e in particolare Marco, dj con cui mi capita spesso di suonare  che mi ha fatto conoscere una realtà musicale molto ampia che dà spazio alla mia creatività musicale col violino durante i dj set.

Come ogni intervista, mi piace domandare quale sia il rapporto con la Sardegna, ti sta stretta?

La Sardegna è un paradiso, è la mia terra. Non la scorderò mai ovunque andrò. Purtroppo però per un’artista è difficile arrivare lontano stando qua. A malincuore credo che dovrò andare via, ma qualunque sia questo posto porterò con me la mia terra, parlando di questa grande piccola isola, che è una delle bellezze più rare del mondo sia dal punto di vista umano, col calore del popolo sardo, che dal punto di vista della straordinaria natura e delle tradizioni preziose.

Periodi difficili della vita e come li hai affrontati?

Non sono una persona che esterna i suoi problemi perché ho paura di appesantire gli altri, quindi preferisco tenerli per me. Le difficoltà della vita ci saranno sempre e l’unico modo per affrontarli è combatte, sempre.

Cos’è per te il sogno?

Il sogno è una cosa astratta. Più che sogno lo definirei appagamento: è semplicemente la realizzazione  in quello che fai e quando arrivi dove hai sempre voluto arrivare. L’uomo è assetato di desiderio e non ci sarà mai il raggiungimento di un sogno, nel senso, che quando si arriva dove si è desiderato si sta già desiderando qualcos’altro. Sogniamo continuamente per raggiungere l’irraggiungibile.

Come vedi la situazione dei tuoi coetanei in Sardegna e di quelli più giovani?

I miei coetanei sono quasi tutti andati fuori perché come ho detto in precedenza la nostra terra per quanto bellissima non offre possibilità. Ai più giovani faccio un augurio: spero che possano raggiungere i loro obiettivi con tanta leggerezza quanto impegno, senza dover per forza abbandonare la propria terra.

Attraversiamo un momento complesso della nostra storia, immagino che anche tu segua le vicende e le cronaca quotidiana. Cosa ti aspetti dalla politica?

Onestamente con i tempi che corrono ho perso molta speranza nel potere della politica che fa propagande sbagliate e semina odio da ogni parte. Spero la situazione cambi totalmente e diano al popolo tutte le cose che sono state promesse e mai mantenute e soprattutto che riescano a valorizzare l’arte, siamo ricchi di talenti e pochi si rendono conto di questo! L’Italia è una nazione meravigliosa che merita molto di più.

Parliamo ora di idee in cantiere e progetti.

Conoscere il mondo, suonare ovunque, tramandare le mie sensazioni e emozioni, fare in modo che io possa vivere di musica e ampliare i miei orizzonti in diverse parti del mondo.

E se ti dicessi la parola viaggio?

Ho viaggiato nella mia vita ,non quanto avrei voluto ma so che ho ancora molto tempo per farlo. Mi piacerebbe molto conoscere in maniera più approfondita la mia preziosa terra, ma sento continuamente il bisogno di esplorare il mondo in tutta la sua bellezza e varietà, vorrei tirare la testa fuori dal sacco.

Un libro, una canzone, una frase

Stranamente non ho né un libro , né una canzone preferita..sarebbe un elenco troppo folto! Ma il mio motto è deep sensation, floating thoughs, ovvero sensazioni profonde e pensieri fluttuanti. Questo è in sintesi quello che sento quando suono, mi piace avere il cuore sopra la barricata e mostrarmi agli altri senza veli, ma senza parlare.

Come ti vedi fra cinque anni ?

Fra cinque anni spero di essere una musicista affermata, ricca di bagagli e consapevolezze. Una violinista che viaggia, conosce, sperimenta e perché no, insegna.

Nonostante il mio amore sconfinato per la mia terra, sono convinta che un modo per crescere ulteriormente sarebbe conoscere altre realtà da vicino, in luoghi diversi da questo perché come non mi stancherò mai di ripetere, non si finisce mai di imparare. Sono un’amante del “diverso”, concetto nel quale vedo un punto di forza grandissimo.

  

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