Quando Pau Donès (Jarabe de Palo) venne a Cagliari

Pau Donés, il cantante della band ispanica Jarabe de Palo, ci ha lasciato. Ha intrapreso il suo viaggio, ma ci ha lasciato la sua musica. Il ricordo della giornalista Paula Pitzalis che lo intervistò a Cagliari.

Il venerdì del 15 settembre di venti anni fa era a Cagliari per il Festival organizzato da Lello De Vita, Rockralis 5.0, si esibiva all’Arena del Molo Ichnusa.

Artista umile, semplice e cordiale si rese disponibile a tutte le domande che i giornalisti delle varie testate della carta stampata e radiofoniche gli posero durante la conferenza stampa. Gli feci da interprete, ma lui preferiva sforzarsi di cimentarsi nella lingua italiana che amava e con la quale si impegnava nel rispondere alle domande.  Amava il suo lavoro e lo si recepiva da come ne parlava.

È stato un artista molto stimato non solo in Spagna ma in tutto il mondo, sia per la sua umiltà che disponibilità. Da tempo la sua malattia lo impegnava a lasciare le scene, ma lui ci salutava attraverso i suoi video sui social affrontando con un sorriso questo percorso esistenziale in questo pianeta.

Ecco la sua conferenza stampa: scelse la Sardegna e Cagliari come prima tappa di questo  tour in Italia, in ricordo del suo passaggio nella nostra isola.

Il successo è arrivato un po’ più tardi rispetto alla partenza. C’è un motivo o vanno così le cose?

Sono percorsi della musica e non della promozione o della casa discografica. Questo in Sardegna è il primo concerto in Italia, poi proseguirò in Spagna e in  Latino America, per ragioni logistiche linguistiche, e poi continuerò in Europa.

Perciò è una situazione normale?

Si, si normale.

Il successo ti cambia? Ti “dà alla testa”?

Si certo ti cambia, ma non “dà alla testa”. Ti cambia in meglio perché conosci in questo percorso belle persone, nuove culture, nuove esperienze, nuove sensazioni. Sì ti cambia, ma nel buon senso della parola. È un buon cammino.

Come è stata l’accoglienza in Italia? È stata diversa?

In Italia è stata simile alla Spagna. In America è stato più lento. In Italia la prima volta che siamo venuti a fare promozione abbiamo venduto centomila dischi. E questo è uno dei paesi dove ho venduto di più.

Cosa significa questa data del concerto a Cagliari e in Sardegna?

Noi in aprile abbiamo intrapreso un piccolo tour per capire cosa accadeva in Italia e questa data è per noi un momento importante per la band “Jarabe de Palo”. Siamo molto contenti.

È la prima volta a Cagliari?

Sì.

Come è andata la collaborazione con Jovanotti?

Bene. Molto bene e credo che nel futuro faremo molte cose insieme.

In Italia è stato l’unico stato dove avete instaurato delle collaborazioni artistiche?

No. Abbiamo lavorato con Celia Cruz, con La Vieja Trova Santiagueira, con Compay Segundo a Cuba, e con Ketama in Spagna e tantissimi altri.

Hai  scelto tu di collaborare con loro o loro hanno scelto te?

No a seconda dei casi. Per esempio, con Jovanotti e Celia Cruz lo abbiamo deciso noi con tutta la band.

C’è un modello al quale ti ispiri o un artista di riferimento?

No è solo questione di condividere la musica. La musica è qualcosa di grande per farne solo un qualcosa di tuo. Per me è condividere la musica.

Cosa significa per te la musica e cosa vuoi esprimere con la tua musica?

Per me la musica è una forma di  espressione. È il raccontare il mio intimo. Penso che sia l’unico modo di dire “Ti Amo”. Io non so dire Ti Amo. So scrivere una canzone che parla d’Amore e suonarla .

C’è un qualcosa che hai dovuto togliere o aggiungere nelle canzoni per questioni commerciali?

No i problemi commerciali sono delle casa discografica, in questo caso della Virgin. Penso che il nostro successo sia accaduto perché noi facciamo le canzoni che pensiamo e vogliamo. È la nostra forma espressiva delle sensazioni. Il fattore commerciale è qualcosa che viene dopo la creazione. Se ti piace vendo dischi, se non ti piace non vendo. Io mai ho pensato di fare una canzone per vendere o farne un successo commerciale. Non facciamo musica per un successo commerciale, facciamo la nostra musica, che se piace bene, altrimenti nessun problema.

Cosa pensi del fenomeno degli MP3 e della musica in Internet ?

Penso che la musica è un qualcosa per tutti quanti. Io scrivo canzoni per tutti. Sul controllo della diffusione è una questione importante perché noi viviamo della nostra musica. In relazione agli MP3 non penso che sia un qualcosa di cattivo. È il sistema di oggi che funziona così.

Nelle trattative con le case discografiche parlate del fenomeno degli MP3?

Si perché la casa discografica è quella che ci deve guadagnare.

Ma il tuo punto di vista è favorevole?

Penso sia buono, ma non dove tutto è  ottenere facilmente.

Perché questo nome “Jarabe dePalo”?  Sembra un qualcosa di “forte”!

Si, la vita del musicista non è facile. Ricevi molti “Palos”, molti colpi, e in Spagna ricevere dosi forti di un qualcosa  e significa questo. Uno sciroppo forte per curare un qualcosa di forte.

Che impegno esprimi con la tua musica?

Io non posso con la mia musica cambiare il mondo. Posso a livello individuale migliorare me stesso. Il mio impegno civile è personale non di massa. Se tutti quanti facessimo qualcosa per migliorare il mondo questo andrebbe meglio. Non è solo dare soldi a una ONG, ma cercare di tenere questa Terra più pulita. Non portare rancore verso il prossimo, ecc.

C’è qualche artista che ha voluto legarsi a te per seguire il successo?

No.

Il brano “La Flaca”?

È una canzone che parla di una ragazza dell’isola di Cuba. Si parla di una ragazza magra, di una vera ragazza e di un’isola molto bella che è Cuba. Nel brano si parla di come vive la gente e si parla della vita di una donna cubana.

Dove sta adesso La Flaca?

Penso stia a Milano.

Dove sei nato e quanti anni hai?

Sono nato a Barcellona 33 anni fa.

Ritorniamo al discorso del piratare la musica. C’è chi dice, come le etichette discografiche, che uccide la musica, mentre altre posizioni, come quelle dei centri sociali e frange più indipendenti, dicono che uccide il business. Come la pensi riguardo ciò?

Io penso che tutte le etichette indipendenti vogliano diventare delle multinazionali perché le case discografiche devono vendere dischi. Noi facciamo le canzoni e le case discografiche vendono i dischi. Senza le case discografiche noi non siamo niente. Tutto è business, compagnie discografiche indipendenti o compagnie discografiche Majors.

A che punto sei di questo tour? Dove sarai domani?

Domani sarò a Roma e poi rientriamo a lavorare per il prossimo disco.

Ci sarà la possibilità di ascoltare in futuro un tuo disco tutto in italiano?

Mi piacerebbe moltissimo, ma devo ancora perfezionare il mio italiano.

Come è stato cantare in italiano “Depende”?

Bene, una bellissima esperienza e mi piace molto l’italiano, ma devo ancora perfezionarlo e a me piace fare le cose bene.

Come definiresti il vostro genere che oggi viene denominato ibrido?

In Spagna c’è uno stile particolare, ed è il Flamenco.  Poi esistono generi peculiare di ogni regione. Noi abbiamo ricevuto molte influenze dalla musica latina e inglese. Perciò noi oggi suoniamo un genere che è l’influenza di molte musiche, ma con uno stile concreto personale. È una musica diversa che noi definiamo Latin Rock. Un giorno questo Latin Rock diventerà un genere particolare anche se penso che non vi è niente di puro. Ad esempio, il blues non è puro. Ha origini africane e come . il Flamenco proviene dalla parte nord orientale africana. Perciò non esiste uno stile puro. Tutti gli stile e generi musicali hanno ricevuto influenze ed eredità da altri.

Cosa ne pensi della musica e canzoni italiane?

Non conosco molto e penso che ogni artista e musicista abbia una sua importanza ed un ruolo nel fare musica per la gente. La musica è una forma dell’animare lo spirito.

C’è un duetto che vorresti fare con qualche artista?

Non so. Dovrei pensarci un po’.

Oggi la lingua spagnola sta entrando nelle case di tutto il mondo, come vedi questo fenomeno?

Credo sia un buon momento che tutti sappiano che non esiste solo il rock and roll. Questa è la musica latina. Una musica calda come il sangue della gente.

Pensi che il mercato americano e nord americano con la musica latina abbia fiutato l’affare?

Chiaro è un business. Comunque credo che questo sia il momento.  Un premio per la musica latino americana. Vediamo la musica di Gloria Estefan e Ricky Martin che ricevono dei Grammy. Questo è importante per i latino americani sia negli USA che nel mondo.

Un saluto per la nostra isola di Sardegna?

Per tutti gli amici della Sardegna per noi,  “Jarabe de Palo”,questa è la prima volta nell’isola, un bacio e speriamo di rivederci al più presto per molti altri giorni.

Paula Pitzalis

 

 

 

 

 

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