Seconda edizione de “I grandi assenti” a Cagliari. Fino al 7 aprile l’arte del ‘900 incontra la modernità

Ha avuto inizio lo scorso 20 Dicembre, presso la Galleria Comunale d’Arte di Cagliari, la mostra “I grandi assenti”, dedicata a mettere in risalto i lavori di Alberto Burri, Pietro Consagra, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Umberto Mastroianni, Fausto Melotti, Mario Nigro, Arnaldo Pomodoro, Aligi Sassu, Mario Schifano, Emilio Vedova.

L’esposizione quest’anno giunge alla sua seconda edizione, dopo il grande successo riscosso nel 2011, e prevede numerosi visitatori che, fino al 7 aprile, potranno deliziare i propri occhi davanti a opere degli undici artisti del Novecento, che sono state prestate dal Museo Fattori di Livorno. Un vero e proprio viaggio nell’arte dei grandi maestri che negli anni ’50, ’60 e ’70 hanno lasciato un segno, una forte impronta nella cultura italiana.

Anna Maria Montaldo, direttore dei Musei civici di Cagliari, ha affermato la volontà di colmare le lacune del percorso espositivo, e di valorizzare la ricchezza e la completezza della collezione. Il tutto anche attraverso un’opera di rottura: l’allestimento infatti pone in rilievo un’azione di rottura. I pannelli espositivi sono stati posti in obliquo, per suggerire l’idea del taglio che stravolge l’ordine cronologico e la linea tematica dell’esposizione permanente. In tal modo il vecchio e il nuovo si fondono e il nuovo si pone al servizio del patrimonio del passato.

Ma la direzione dei Musei Civici prosegue anche nel suo intento di far “uscire” l’arte dalle sale canoniche per giungere fino alla “strada”. Dopo i “I Dormienti” di Mimmo Paladino è stata allestita ai Giardini Pubblici la particolare esposizione “Spettro”, realizzata con le lenze dall’artista cagliaritano Tellas. Mentre “My Cartography’s Theory of Nowhere”, di Alessandro Carboni, ispirata all’Atlante di Miller, è stata progettata come una mappa trasparente attraverso cui osservare la serie di opere esposte da un punto di vista diverso, originale, alternativo.

L’arte in città si fa spazio anche grazie all’originalità che abbraccia il “vecchio” e il nuovo, sempre meno in antitesi tra loro e sempre più uniti a favore della valorizzazione della cultura.

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