Seduto sul gradino della casa dove sono cresciuto, in via del Sole a Cagliari, è scattato un rewind improvviso.

Circa quarant’anni fa, in quello stesso punto, si incontravano giornalmente, un gruppo di ragazzi appartenenti ad una delle più grandi “Cricche” del periodo.

Allora io avevo circa otto anni, troppo piccolo perché mi fosse concesso scendere giù per partecipare alla vita della cricca ma, dalla finestra, potevo vedere e immaginare tutto quello che succedeva tra quell’infinità di ragazzi e ragazze che si davano appuntamento ogni pomeriggio, più o meno alla stessa ora. 
D’estate, poi, il numero raggiungeva livelli impressionanti; la strada completamente bloccata tra l’incrocio di via del Sestante e la fermata del bus numero 3. A volte, il livello di decibel causato dalle chiacchiere di quella festosa compagnia, era veramente elevato.

Biciclette poche, motorini tanti e qualche, seppur rara, macchina parcheggiati ovunque; corse di vesponi nello sterrato del campetto di fronte; improvvisate partite di calcio notturne.

Ciao, Califfoni, Motorelle, Caballero, Vesponi di proprietà o presi in prestito; coppie, che di nascosto, si davano al “cucco” sfrenato.
Peccato non aver scattato qualche foto che potesse testimoniare meglio le “sane” abitudini di quel periodo. 
Molti di noi, le cricche, le hanno frequentate: Amat, Dettori, Carapigna, Genneruxi, Piazza Giovanni e altri punti di raccolta che hanno rappresentato, in qualche modo, un modello socializzante che forse oggi è rappresentato, maldestramente, dai mega assembramenti di piazza Yenne.

Alla cricca si apparteneva, non erano momenti di concentramento occasionali prima della disco o delle passerelle al Bastione; sulla cricca si poteva contare, se succedeva qualcosa, tutti si sentivano responsabili di difenderti; con la cricca si cresceva, potevi farne parte tu e, prima o dopo di te, tuo fratello o tua sorella; nella cricca si “svoltava”, si prendeva coscienza di sé, ci si conosceva, ci si piaceva, ci si metteva insieme, si “cuccava” , ci si fidanzava e ci si sposava. 
Oggi è diverso, cricche così non esistono più, ci sono i gruppetti di amici, tanti, come quelli che si possono vedere sulla terrazza del bastione in serate come quelle dedicate, poco allo shopping, molto stereotipati e, forse, eccessivamente griffati. 
Non so se le cricche si riformeranno, potrebbe, però, essere un suggerimento per le nuove generazioni che, ahimè, si seguono sui social senza parlarsi e che non immaginano quanto, dentro una cricca, ci si possa conoscere e conoscere davvero! 

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