Facendo…cosa? – Le Ciabatte

In coda davanti ad una pescheria, mi è caduto l’occhio sulle ciabatte delle persone in paziente attesa, dovuta agli ingressi contingentati di questo periodo .

Avendo un profondo fastidio per tutte le ciabatte con la fascia in plastica, che offrono l’orrenda estetica della fuoriuscita delle dita dei piedi, che sbordano oltre la suola in gomma in una sorta di “stretta prensile a morsa”, ho ripensato proprio alle “Adilette”, che sono andate di moda circa quarant’anni fa, dopo gli anni storici di altri e diversi modelli.

In ordine sparso, senza una datazione precisa, ricordo i Pescura (chissà poi perché li hanno chiamati così!) del Dott.Scholl; pezzi di legno con una fascia di pelle con fibbia ad incastro, che appena comprate segnavano ferocemente il collo del piede, con annesso un dolore sopportato solo dalla gioia di poterle sfoggiare.
Avevo un amico, probabilmente condizionato dalle ristrettezze economiche familiari, che riduceva la parte in legno a uno spessore talmente sottile, simil-ostia, da sfregare il tallone nell’asfalto.
Il rumore, poi, di chi le strisciava per terra era inconfondibile. La ferocia del loro uso era rappresentata dal dolore atroce di quando le si usava per andare in bicicletta e nello scivolare giù dai pedali si faceva sfracellare il malleolo nelle pedivelle d’acciaio. Urla strazianti.
Urla di diverso tipo erano quelle di mio cugino che veniva preso di mira dal lancio-pescura del modello femminile (con il tacco) della sorella arrabbiata. Questa era sicuramente una variante d’uso poco ortodossa.

Sempre del Dott.Scholl uscì un modello tipo zoccolo olandese (oggi ben rappresentato dalle costosissime Crocs adottate da tutti gli ospedali), la cui tomaia, appena comprate, era di un rigido pazzesco. Li ho visti da poco in una vecchia foto ai piedi di un’amica, in vacanza con tanto di zaino, che al tempo li usò, evidentemente, per camminarci per giorni e giorni… mah!

Gli amici meno abbienti portavano gli Zoori, specie di giapponesine in gomma rigida nera, ultra fine, ma anche ultra resistente: duravano epoche!

Che dire invece delle diffusissime giapponesine tutt’ora in uso? Quante paia buttate perché si rompeva il sistema di aggancio alla suola… decine! 

Oggi le infradito vanno per la maggiore: tantissimi modelli e tantissime marche, tutte troppo costose rispetto al materiale impiegato.

Non ciabatte, ma usate ugualmente per andare al mare, le Espadrillas. Suola in corda con tomaia in tela, che veniva ripiegata sotto il tallone per poterle indossare rapidamente. L’odoraccio che emanavano durava a lungo.

Dal Nord Europa, verso gli anni ’90, arrivarono le ciabatte tutte fibbie nella tomaia e nel collo del piede, grande innovazione per facilitare sia l’areazione che il fissaggio.
Personalmente non le ho mai sopportate; tutto quel sistema di allaccio costrittivo non faceva fluire adeguatamente la sabbia e l’acqua di mare, senza contare che l’aspetto dei piedi di chi le indossava faceva supporre un “gradevole” odorino di prezzemolo infradito.

Oggi, che le ditte produttrici si sforzano sempre più di offrire il giusto compromesso fra comodità ed estetica, in casa abbiamo tante differenti ciabatte, a seconda del contesto e dell’uso che ne dobbiamo fare.
Allora, come per tante altre cose, di ciabatte ne avevamo solamente un paio, che ci doveva durare per una stagione e forse più.

Il rumore nel trascinarle per terra è però rimasto lo stesso!

 

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