L’occhio di Santa Lucia, è diffuso in tutta la Sardegna e si trova facilmente nei fondali bassi in riva al mare, o sul bagnasciuga. Si presume che sia stato associato a Santa Lucia, protettrice della vista, per la sua forma che ricorda vagamente un occhio.
Santa Lucia in Sardegna
La relazione fra il grano e la santa esisteva anche in Sardegna. A Ghilarza ad esempio l’11 dicembre i più piccoli andavano a chiedere su trigu de santa Lughia e veniva dato loro, guarda caso, frumento, fave, ceci e altri legumi ma anche sette focacce che si conservavano per il giorno della festa.
Non solo grano ma anche molti dolci a base di sapa. Ancora a Ghilarza si usava il pan di saba, benedetto e distribuito in chiesa, e anche a Quartu Sant’Elena si donava un’arrogheddeddu de pani e saba benedittu.
A Dorgali si preparava sa tìriha e a Orosei sa tìlicca de santa Luchia. A Bono invece si preparava sa cogone de saba, che ancora oggi si prepara in onore di Sant’Antonio.
Si trattava sempre, e questo è piuttosto affascinante, di preparazioni dolciarie terapeutiche. I dolci, grazie all’intercessione del santo, aiutavano nella cura o nella prevenzione di alcuni mali.
A Dorgali ad esempio, mangiando sa tìriha si pregava “Santa Luhia reguardàemi sa vista mia”
Gli amuleti di santa Lucia
Anche in Sardegna Santa Lucia ha a che fare con la vista. Non è solo invocata in una miriade di brebus, ma esiste pure un amuleto a lei dedicato. Si tratta di una conchiglia che da che ricordo anche io chiamo occhio di santa Lucia. Scientificamente è l’opercolo della conchiglia turbo rugosus, chiamato anche fava marina. Di certo c’è che se lo trovi passeggiando lungo la spiaggia, qui a Cagliari si taglia corto “Ho trovato un occhio di Santa Lucia” senza nominare opercoli.
Gli artigiani hanno fatto della conchiglia un opera d’arte. Ancora oggi viene incorniciato in una lamina d’argento e diventa un bellissimo pendente o viene integrato ad altri amuleti. In altri casi può diventare un bellissimo anello. L’anello viene detto “aneddu de sa meigannia” usato per la cura dell’emicrania. Risulta però più comune l’amuleto in forma di pendente usato a tutela della vista o contro il malocchio.
In Barbagia la conchiglia viene chiamata “sa preda de s’okru” anche se non è esattamente una pietra e la si associa a spuligadentes o altri oggetti protettivi.
Attenzione particolare può essere riservata alla parte posteriore della conchiglia, che se incastonata in argento può essere coperta da un pezzo di vetro o da del broccato. Probabilmente era il disegno a spirale ad attirare l’attenzione: può ricordare un embrione umano e per questo in alcuni casi era ritenuto utile contro la sterilità.
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