Gabriele, vent’anni e volare con il cuore sempre a Cagliari

Ci dicono che parliamo poco di giovani e che la nostra pagina dia poco spazio a loro. Eppure, esistono, hanno bisogno di spazio e fanno tante cose. E allora raccontiamo una bella storia, speriamo non l’ultima e lo promettiamo, di un ragazzo di Cagliari che, come tanti altri prima, ha deciso di cercare lavoro fuori, in questo caso con una compagnia aerea internazionale, ma tenendo sempre il cuore nella sua città d’origine. Ascoltano la trap italiani, si dividono tra Etnico, Pirani, Antico e Cult e hanno tanti sogni che spesso tengono custoditi perchè hanno paura di apparire folli.

Gabriele ha 20 anni, si è diplomato all’Istituto Arborea di Cagliari e da un anno il suo lavoro è… stare tra le nuvole. E il suo racconto ci racconta come sta la generazione dei ventenni della città, troppo spesso oggetto misterioso di noi adulti.

– Quando hai deciso di partire per lavorare con una compagnia aerea?

La decisione sulla compagnia è stata fatta quasi all’ultimo momento ma la scelta di fare questo lavoro mi frullava in testa da anni, sapevo che sarebbe stato il mio lavoro e le persone che mi conoscevano erano convinte che sarei riuscito a raggiungere il mio obbiettivo

– Cosa hanno detto i tuoi genitori quando hai svelato questo progetto?

Mamma era preoccupata, sia prima di iniziare il progetto sia nelle prime settimane in cui sono stato lontano da casa. E’ stato un allontanamento molto rapido e per certi versi difficile, sopratutto all’inizio. In generale nei miei genitori e in mio fratello Davide vedo degli occhi pieni di orgoglio per i risultati raggiunti e quelli stessi occhi li vedevo anche nel momento in cui mi ero posto degli obiettivi, cioè prima di partire per questo viaggio. Uno dei miei scopiera anche quello di rendere orgogliosi i miei familiari oltre che, in primis, me stesso.

– Cosa hai fatto col primo stipendio?

Pagato il primo affitto di tasca mia, era gennaio 2020! [sorride]

– Come è stata la trafila prima di salire a bordo?

Dopo un colloquio tenutosi a Cagliari, sono stato selezionato per andare a Bergamo dove ho svolto un corso intensivo di 6 settimane, con test ogni giorno che alla fine mi avrebbe dato la possibilità di entrare in compagnia. Il corso era principalmente incentrato sulle misure di sicurezza a bordo dell’aereo prima, durante e dopo il volo. Al termine del corso mi è stato consegnato l’attestato e sono stato informato che sarei partito per Dublino, la mia prima base

– Ti è mancata Cagliari?

Cagliari mi è mancata tanto all’inizio, il ritmo di vita è più lento di Dublino e inevitabilmente la qualità di quest’ultima è migliore, poi con il passare dei mesi mi sono abituato al ritmo frenetico della metropoli e del mio lavoro.

– Le persone che incontri la conoscono?

Conoscono soprattutto il nord Sardegna e apprezzano molto che io mi definisca sardo più che italiano, uscendo così dallo stereotipo. Quando dico che son sardo comunque si immaginano mare, estate e bella vita.

– Cosa spinge un ragazzo di 18 anni a lasciare tutto per andare a lavorare fuori?

La voglia di viaggiare, la voglia di scoprire, di cambiare routine, di rompere gli schemi. So che sembrano pensieri scontati di quando avevo 19 anni ma in realtà è proprio la curiosità che dovrebbe alimentare la vita di un neo-maggiorenne.

– La tua difficoltà maggiore da quando sei andato via?

In questi mesi tornare e muovermi. Oltre alla continuità territoriale precaria, il COVID ha complicato i trasporti.

– Come state vivendo questo tempo incerto voi che volate in giro per l’Europa?

Il periodo migliore paradossalmente è stato proprio quello dell’ultima estate, quando le misure restrittive a livello europeo erano più blande. La gente aveva voglia e BISOGNO di viaggiare e quello è stato senza dubbio il momento migliore. Ora la situazione è cambiata. E’ nuovamente grave e i viaggi sono fortemente sconsigliati; le basi aeree in tutta Europa stanno chiudendo, il nostro settore, sopratutto in questo periodo natalizio, ne sta risentendo.

– C’è una cosa curiosa che vuoi svelare che succede in volo?

Ero curioso di scoprire se questa routine a bordo prima o poi sarebbe diventata monotona ma al contrario il fatto di volare in tutta Europa mi ha fatto conoscere le varie culture, i vari modi di pensare e di rapportarsi. Sicuramente c’è un modo di viaggiare diverso da Nord a Sud Europa, da destinazione turistica culturale a oasi del divertimento. I voli più belli e inaspettati sono quelli nel Nord Europa, dove, ad esempio, in Irlanda era di routine che ti chiedessero superalcolici alle 6 del mattino e all’ora dell’ aperitivo italiano ti chiedessero un semplice “tea with milk”. Oppure, al contrario, nei voli del Sud Europa è bellissimo quanto ad esempio gli italiani si scandalizzino per il prezzo di una bottiglietta d’acqua e chiedano solo il prezzo per poi non comprarla e rimanere senza bere per 2 ore di volo.

– Dublino e poi Vienna, che ci racconti di queste città?

Due città completamente diverse. Dublino è un luogomolto più anglosassone e freddo. Non mi ha attratto tanto la singola città quanto la nazione, i paesaggi irlandesi sono unici e introvabili da nessun altra parte in Europa, poi gli irlandesi sono molto amichevoli e generosi. A Vienna invece mi sono trovato benissimo da subito, una città in cui veramente funziona tutto, dai trasporti alle infrastrutture e i servizi, molta burocrazia ma i tempi sono decisamente più contenuti rispetto a quelli italiani.

– Cosa ti manca di Cagliari quando vai via, cosa non sopporti invece?

Di Cagliari mi manca sicuramente il calore della gente e il fatto che un po’ tutti si conoscano. Cagliari è una città a misura d’uomo però allo stesso tempo è definita “metropolitana”, ha il mare a 5 minuti in macchina dal centro città, e ha tante potenzialità però ne sfrutta veramente poche. Sembra quasi la classica frase da prof.: “suo figlio ha le potenzialità, è intelligente, ma non si applica”. Ecco, è questa la vera pecca di una città come Cagliari, il fatto che ogni volta che torno ha sempre gli stessi problemi, risolvibili, ma di cui nessuno si è mai voluto preoccupare.

– Come vedi i tuoi coetanei?

Studiano, lavoricchiano, solo alcuni vogliono davvero cambiare le cose. Il futuro è incerto quindi l’opzione è partire o stare all’università.

– Un messaggio per i tuoi coetanei?

Eccolo: abbandonare la quotidianità e le scelte scontate. Cagliari è piena di miei coetanei che possono fare come me e anche meglio: partire, viaggiare e scoprire nuovi orizzonti e opportunità lavorative. È solo una questione di priorità: rimanere e sgomitare per trovare un posto nella “walk of fame” cagliaritana oppure partire e imparare tanto su “usi e costumi” delle altre nazioni per poi tornare a Cagliari, ricco di esperienze che ti hanno formato e cambiato a livello personale e lavorativo? A voi la scelta!

– Se dovessi tornare a vivere a Cagliari, cosa faresti?

Sicuramente qualcosa di innovativo, a partire da un locale nuovo che ringiovanisse l’offerta.

Lascio Gabriele mentre prepara il suo prossimo trasferimento. Ora è a Torino, in attesa di una nuova destinazione. Dovrebbe essere Grecia. E’ un periodo strano, fatto di cambiamenti. Nella speranza che si torni a viaggiare come prima, più di prima!

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